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Torino misteriosa: la mano di Ebe

Torino è una città misteriosa per eccellenza: basta guardarsi attorno per scoprire, quasi in ogni angolo, un dettaglio che può scatenare la nostra curiosità e far nascere intorno a esso storie e leggende. Oggi, per questo primo appuntamento con questa rubrica che ci farà compagnia tutti i primi martedì del mese, andiamo alla scoperta di una “mano misteriosa”. Chissà quante volte, passandoci sotto in modo frettoloso, non si sono alzati gli occhi per incrociarla e notarla, collocata sul muro di un palazzo in stile veneziano, nell'atto di porgere al passante una lettera o un biglietto.

Questa “mano misteriosa” è collocata al di sopra di un portone carraio nel tratto di corso Matteotti tra corso Donati e corso Vinzaglio, al numero 45: se ci soffermiamo a guardare bene la possiamo notare.

Stando alla “leggenda” si tratterebbe della mano di Ebe di Marivaux, cortigiana francese che in quella casa ci visse in un’epoca non ben precisata.

Cosa ci racconta la leggenda? Una storia di amore e intrighi.

Ebe era una donna bellissima e affascinante che attirava intorno a se numerosi corteggiatori ai quali chiedeva denaro senza mai restituirlo; uno in particolare si chiamava Bilinsky.

Costui era un ricco finanziere russo conosciuto a casa di un mago torinese durante una serata di magia; l’uomo sovvenzionò lautamente Ebe, donna dalle mani e dalle tasche bucate, fino a quando non accadde che l’uomo d’affari perse tutti i suoi soldi e si ritrovò sul lastrico. Trattandosi di un amore fittizio basato esclusivamente sul denaro quando quest’ultimo venne meno anche l’amore svanì.

Ebe visse altre storie d'amore (sicuramente basate sul denaro) ma Bilinsky, ancora follemente innamorato di Ebe, andò su tutte le furie al punto che una sera attese sotto casa della donna l’arrivo di questa con un altro uomo e quando i due scesero dalla carrozza furono attaccati con un coltello, ma il colpo andò a vuoto e la lama si conficcò in un albero che venne poi chiamato “l’albero di Ebe”.

Di tutta questa storia non conosciamo il finale ma ci rimane quella mano che sporge da sopra il portone nell'atto di porgere quella lettera capace di dare adito a varie interpretazioni.

C'è chi ci vede una richiesta di aiuto rivolta ai passanti da parte di una Ebe intimorita dalla violenza dell’uomo russo oppure chi la interpreta come una lettera per congedare un amato respinto e altri ancora pensano che sia stata posta su quella facciata da qualche estimatore a perenne ricordo del fascino e della bellezza della donna.

Circola anche una versione decisamente meno romantica che nulla ha a che vedere con le vicende di Ebe: si tratterebbe di un’insegna segreta di una casa chiusa che discretamente era ospitata nel palazzo. Nessuna di queste ipotesi, però, ha ancora avuto un riscontro e non sappiamo se mai ne avrà; non sappiamo nemmeno chi ha posizionato quella mano su quel palazzo: unica certezza è che ancora una volta Torino ci stupisce accogliendo tra le sue vie un mistero.

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