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The Wild Boars: spensieratezza e introspezione per un country folk che si ispira all'America

Decido casualmente di partecipare al G-Day in piazza Castello a Torino, in una bellissima domenica di sole dedicata alla solidarietà organizzata da Forma Onlus e sponsorizzato da Girarrosti Santa Rita, e scopro che suona, tra i tanti, un gruppo folk rock davvero interessante con cui avevo già parlato precedentemente e con cui mi stavo già accordando per un’ intervista: The Wild Boars.

Incontro così Andy prima che salga sul palco, davanti ad una birra mi racconta che ha sempre amato ed ascoltato Johnny Cash e che lui è forse, tra i componenti del gruppo, quello con le influenze musicali più folk.

Mi racconta del loro approccio Rock ‘n’ Roll e del primo album A bottle or a gun uscito nel 2010 che ha visto l’intervento di diversi musicisti, alcuni dei quali, per diverse vicissitudini, non sono più nella band, ma che hanno dato un grande apporto all’album, questi cambiamenti all’interno della band hanno reso questo primo album decisamente variegato e poco omogeneo e ha permesso loro di farsi conoscere in tutto il Nord Italia con qualche esperienza live anche all’estero (Germania, Svizzera e Inghilterra). Questo album vede tra l’altro la collaborazione di Francesco “Fry” Moneti dei Modena City Rambles che suona il violino in un paio di pezzi del nuovo lavoro e che per l’occasione si esibisce con loro al G-Day 2017.

Con questa consapevolezza e soddisfazione arriva anche una maggiore stabilità all’interno della band che si consolida in quella che è la formazione attuale ed è con questa “stabilità” che cominciano a gettare le basi per quello che sarà il loro terzo album (secondo di soli inediti) che uscirà tra la fine del 2017 e gli inizi del 2018 e dal titolo Strangers in a familiar land; mi colpisce subito il titolo e mi faccio spiegare “Non è necessariamente una sensazione negativa, ad esempio da poco due componenti del gruppo sono diventati papà e anche questa è una sensazione nuova che ti cambia la vita in un certo senso - mi dice Andy - oppure quando mi capita di tornare al mio paese in Inghilterra dopo vent’anni in Italia ritrovo le stesse persone, gli stessi luoghi, sono rimasti dov’erano ma io sono cambiato ed è come sentirsi ‘stranieri’, sono tante insomma le sensazioni che hanno dato vita a questo titolo”.

Tra il primo ed il secondo album di inediti I Wild Boars non hanno fatto solo concerti, ma hanno anche registrato nel 2012 un album live che raccoglie pezzi del primo album più qualche inedito. Il live è stato registrato al Magazzino di Gilgamesh a Torino , l’album si chiama appunto The Wild Boars Live@Gilgameshed è disponibile su CD Baby così come gli altri.

Finiamo l’intervista e Andy deve scappare sul palco, ho tempo di incontrare velocemente anche gli altri componenti e poi mi godo il concerto e ritrovo quelle sonorità country folk, bluegrass e rock ‘n’ roll di cui parlavamo mezz’ora prima, una musica vivace, coinvolgente che prende ispirazione dalla tradizione americana e prima ancora irlandese.


FORMAZIONE

Andy Penington: voce, banjo e mandolino

Simone Ubezio: basso e voce

Maurizio Spandre: fisarmonica , tastiera e voce

Roberto Zisa: chitarra acustica

Roberto Tassone: batteria



CONTATTI

Sito internet; http://www.wildboarsband.com/

E-mail: info@wildboarsband.com

Facebook:https://www.facebook.com/The-Wild-Boars-269767035124/


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