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Alessandro Caramagna: foto d'autore contro l'edonismo iconico in mostra a Genova

Another day passes like a dream” (Un altro giorno passa come un sogno) è il titolo della personale del fotografo alessandrino Alessandro Caramagna inaugurata sabato scorso a Genova, nella centralissima Vico dietro il Coro della Maddalena all’angolo con la celebre via Garibaldi, presso Ex Libris, e che rimarrà aperta al pubblico fino al 3 dicembre.

Chiamarle foto mi pare un qualcosa di troppo riduttivo: di fronte a certi lavori frutto dell’estro e della creatività si può solo pensare di trovarsi al cospetto di opere d’arte, così come ci sofferma ad ammirare i grandi della pittura bisogna soffermarsi ad apprezzare queste splendide opere fotografiche.

Poi, come in tutto le cose, il genere può piacere o meno ma questo non oscura il giudizio: tecnica sopraffina e fantasia creativa tra le più fervide. Alex poi ha la capacità di stupire, sempre: ogni scatto ragionato e ricercato fa si che nulla sia scontato, previsto o ripetuto.

Abbiamo incontrato Alessandro Caramagna per i nostri lettori. Alex, cosa significa la fotografia per te? La fotografia per me è semplicemente il cogliere un determinato tipo di momento, un determinato tipo di elemento e interpretarlo secondo la mia sensibilità, la sensibilità dell’artista. Non necessariamente quello che tu cogli, quello che tu vedi, deve per forza di cose rappresentare la realtà dei fatti. Non a caso ho citato, in occasione dell’inaugurazione della mostra a Genova, la fotografia di Alfred Eisenstaedt del bacio a Times Square alla fine delle seconda guerra mondiale, quando il Giappone si arrese, perché è esattamente quello che è la fotografia secondo me. Questo marinaio ha baciato, così narra la storia, una decina di ragazze anche contro il loro volere ma il fotografo, in quel momento, è riuscito a cogliere un’immagine che è riuscita a rimanere poi fissa e ha rappresentato una icona nella storia. Peraltro ho citato non a caso questa storia perché in realtà la fotografia è doppia: anche un’altra persona ha ripreso lo stesso momento ma da una posizione più angolata, l’effetto non è lo stesso, la fotografia non è la stessa e il risultato, soprattutto, non è lo stesso. Quindi il tutto sta esattamente alla sensibilità dell’artista”.

Alex Caramagna (a sinistra) con Vittorio titolare di Ex Libris

Qualcuno ti definisce fotografo ‘glamour’ ma tu non ami questa definizione…

No assolutamente, proprio per nulla. Tanti mi vestono con il discorso delle tue foto mi ricordano molto Newton: in realtà di Newton c’è qualcosa in me ma i fotografi da cui prendo molto più riferimento sono per esempio le donne molto forti, arroganti, sfatte, le donne con una forte caratteristica come potrebbero essere quelle di Lindbergh o per esempio tante fotografie che ho realizzato in passato e che ogni tanto mi diverto a realizzare ancora hanno un po’ di Man Ray e queste cose non vengono assolutamente colte. Per esempio tutte le ultime a colori che ho portato nella mostra non sono chiaramente a livello della Leibovitz ma comunque hanno dei riferimenti fashion un po’ fantasiosi. Però tutti cercano di vestirmi solo di Newton. Nella realtà la mia fotografia prende spunto da molta molta più gente, molti molti più artisti e non è connotabile solo con una nomea”.

Quello che ti contraddistingue è una forte fantasia e creatività. Molti fotoamatori vorrebbero essere come Alex Caramagna. Questo non so se lo dicono, però mi fa piacere. Da un punto di vista della creatività è dovuto al fatto che sono una specie di buco nero nel quale inglobo quasi tutto quello che vedo e cerco di reinterpretare o addirittura, prendendo spunto anche solo da una piccola cosa su un set io riesco a crearci dietro una storia ma perché probabilmente essendo un buco nero tutto quello che è il mio percorso culturale è iconografico, immaginifico come si può definire viene rielaborato come un computer e mi crea l’immagine sul momento mentre la sto facendo”. Nel presentare la mostra si parla di questa moda del selfie: ha rovinato il mondo della fotografia?

Si la moda del selfie, della fotografia a portata di mano di tutti ha creato della confusione e un livellamento culturale fotografico decisamente basso, standardizzato e di facile consumo, cioè la fotografia usa e getta. È importante per questo assistere alle mostre e creare le mostre oppure pubblicare su giornali perché è l’unica maniera per far vivere la fotografia al di fuori di un mondo irreale come è quello del web. Quello che si sta creando è un edonismo iconico che ci sta portando assolutamente, selfie compresi, in un mondo di assoluta distruzione culturale”.

Parole forti per un futuro che non si prospetta roseo…

Alex Caramagna con Massimo Stramesi (sinistra) e Fabrizio Capra

Non è assolutamente roseo, tutto fuor che roseo. Inutile stare qua a raccontarci: noi, e mi metto in mezzo fingendo di essere un artista ma io non mi reputo tale sono semplicemente una persona che ha la fortuna di realizzare quello che fa, tutti quelli che hanno la fortuna di realizzare quello che fanno e hanno la fortuna di essere apprezzati devono difendere con il coltello tra i denti il loro operato perché stiamo andando verso un baratro”.

Nella creatività di Alex cosa c’è per il futuro? Una mostra di fashion nude classico che vogliamo presentare, io e più persone, a Locarno e, se si riesce, continuare con le pubblicazioni su Panorama. Quindi pian piano andare avanti”.



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