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Fahbro: la Dub, quella che ancora trasmette contenuti

Scuote e fa vibrare il corpo, ma non è solo una questione di trend come si potrebbe pensare, è una questione spirituale e fisica prima di tutto; è il risultato dell’utilizzo di casse autocostruite per un sound confezionato ad hoc e che diventa il marchio di fabbrica di quell’artistao crew, il suo sound system appunto.

Fahbro viene dal Molise e per lui il concetto di radici è davvero importante, con un background da “Sound Engineer” e con un progetto attivo e prolifero come quello del collettivo Psalm Collective che è un contenitore, promotore di diversi eventi che ha coinvolto al suo interno diversi artisti molisani e non solo e che ora è anche un etichetta discografica, ha dovuto lasciare la sua terra per trasferirsi a Bologna, da lì nasce l’esigenza di ricominciare a costruire qualcosa di nuovo anche se in un luogo diverso ed è per questo che si è lanciato nel suo progetto diciamo così “solista” nel quale ha coinvolto diversi artisti per le parti vocali ed i testi (tra cui anche un artista giamaicano, Mr. Kazam Davis) e per il quale ha curato interamente le musiche e la produzione.

L’album è uscito a dicembre 2017 e ha come titolo Addis Zemen che in “amarico” significa “Nuova Era”, questo quindi il macro tema che lega tutti i brani dell’album, gli artisti sono stati lasciati completamente liberi di interpretare e vivere questo concetto in modo del tutto personale, il pezzo MyEyes di Sista Awaper esempio mostra la visione della realtà odierna attraverso gli occhi dell’autrice ed esorta ad un rinnovo. Proprio l’importanza dei contenuti e di una musica che come in quella cosiddetta roots, del reggae delle origini, si fa portavoce e veicolo di un messaggio piuttosto profondo è l’intento di Fahbro che pur avendo militato anche nella corrente dance hall in passato, oggi è a tutti gli effetti un sostenitore del filone dub, quello che mantiene ancora radicato il contatto con il passato sia a livello di suoni che di contenuti, quello che non è solo intrattenimento per far ballare le nuove generazioni per intenderci.

Ed è anche il suo modo di vedere la musica, un’esperienza olistica da vivere con tutti i sensi a disposizione e a 360 gradi ma anche un motivo di riflessione. Quello che si è perso nel tempo è proprio questa qualità contenutistica, la voglia di dire qualcosa che risvegli le coscienze e non sia solo un elenco di beni materiali.

Qualche nome importante che lo ha ispirato, beh non si può non citare lui, perché è da lì che è partito tutto, Bob Marley naturalmente ma anche l’eredità lasciata attraverso il figlio Damian Marley, secondo Fahbro è un perfetto connubio tra le origini e la modernità “contaminata”, e distaccandoci dalla famiglia Marley, anche dubmaster quali King Tubby, Augustus Pablo, Paolo Baldini, sound system del calibro di Kibir La Amlak, Channel One Sound System, Moa Anbessa, Imperial Sound Army, singers come Chronixx, Protoje, Micah Shemaiah, e gruppi roots come Israel Vibration, Midnite, Black Uhuru o Talisman.

Per chi non fosse così esperto la Dub Music nacque all’incirca alla fine degli anni '60 in Inghilterra quando i primi producer cominciarono a pensare di sviluppare quelle tracce che comparivano solo come B Side dei dischi e di farle diventare la base per un genere a sé stante, o meglio, un sottogenere o una naturale evoluzione. Queste tracce B side erano semplicemente la versione con un suono meno cadenzato rispetto alla versione originale, spesso veniva eliminata la parte vocale, il che offriva ampio spazio alla creatività e l’aggiunta ad esempio di effetti di ogni genere (riverberi, delay prolungati, alterazioni digitali del suono). Il basso è lo strumento predominante con il suono cupo, profondo e le casse fanno vibrare l’ambiente circostante.

Chi fa questo nella musica è il dub master ed è colui che costruisce i suoni come un meticoloso artigiano e crea il suo marchio di fabbrica da portare in giro nei locali utilizzando tutta la propria strumentazione, sound compreso (e non quella del locale, dettaglio da non trascurare).

L’album, distribuito dalla 4Weed Records, è uscito da pochissimo, dicevamo, ma ha già ottenuto un incredibile riconoscimento da parte del portale Reggaeville è stato candidato tra i migliori album del 2017, comparendo nella stessa classifica accanto a nomi importanti della scena reggae: "Inutile dire che è stata una piacevolissima sorpresa per me" mi dice Fabrizio ed è con questa grande soddisfazione che affronterà i mesi futuri in cui è in previsione la promozione dell’album in Italia.

Supportato dall’agenzia di stampa e comunicazione Subaddict e dalla Netlabel 4Weed Records Fahbro sta riscuotendo feedback positivi all’interno del panorama reggae e dub.


Vorrei spendere a proposito due parole sull’etichetta e sull’agenzia in questione.

La 4Weed Records nasce nel 2008 come netlabel e collettivo di musicisti, grafici e video makers. Il progetto riceve da subito apprezzamenti da tutto il mondo e in poco tempo 4Weed si impone come una delle label di riferimento per i generi digital reggae, dub, deep dubstep e bass music. Le prime releases su netlabel vedono la presenza di artisti come Radikal Guru, Brother Culture, Dub AllSense e Recruits, si delineano quelli che saranno poi le linee guida delle scelte produttive di 4Weed: valorizzazione e promozione di artisti emergenti, collaborazione con musicisti di respiro internazionale. Nel 2014 la prima produzione in vinile dà il via ad una nuova era per 4Weed Records. Il vinile diventa il core business della label, al quale si affiancano la promozione delle releases e degli artisti della label, l’offerta di servizi di mix e mastering e un accurato processo creativo per grafiche e loghi. Nel 2017, con l’uscita del nuovo sito e l’avvento di nuove collaborazioni artistiche e partnership, 4Weed Records stabilisce quelle che saranno le fondamenta per un futuro ricco di nuove uscite e di sperimentazione musicale e visiva.

Subaddict invece si occupa di diversi servizi di stampa e comunicazione/marketing e booking. L'obiettivo primario di Subaddict è di partire da un'idea, supportarla con una visione, alimentarla con una strategia, renderla concreta attraverso le competenze e dotarla di un'anima che emozioni quante più utenti possibili.

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