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Torino misteriosa: la casa del boia

Via Bonelli 2, una via, quasi anonima, situata tra via delle Orfane e via Bellezia, dove quasi non batte mai il sole, è invece una delle mete preferite dagli amanti del viaggio tra la Torino nera e quella bianca.

Un tempo Contrada Pusterla, poi Via Fornelletti, ora Via Bellezia ma al numero 2 c’era la “casa del boia”, l’incappucciato per eccellenza.

foto di Vittorio Destro

Il boia era nient altro che un impiegato comunale che “per non tirare la cinghia aveva scelto di tirare la corda”, quella del patibolo.

Praticamente i boia cittadini hanno sempre abitato lì. Il portone c'è ancora, i boia non più.

Oggi al civico 2 di via Bonelli si trovano civili abitazioni.

L'ultimo boia, Pietro Pantoni, portava un cognome che appartiene al mondo dei carnefici, anche se non tutti imparentati tra loro. Fu il boia di Torino fino al 1889 quando la pena di morte venne abolita nel Regno d’Italia. Pare fosse un misantropo, tutto casa e lavoro. Era un tipo molto meticoloso: si dice che su un quadernetto annotava tutte le esecuzioni: generalità del condannato, giorno dell’esecuzione, reato, ecc. ecc.

Chiuso nel suo appartamento, non usciva praticamente mai, una situazione più dettata dai fatti che non da un'autentica vocazione alla solitudine. Non era, infatti, il mestiere ideale per intrattenere pubbliche relazioni. Chi passava davanti alla sua casa sputava sulla porta e si girava dall’altra parte. Gioie e dolori di un mestiere come un altro. Si raccontava che avesse un solo amico, un certo Caranca che di mestiere faceva il… becchino di Rivarolo. E quale altro lavoro poteva fare l'amico del boia?

Il Pantoni comunque riuscì persino a sposarsi. Il suo matrimonio venne celebrato nel 1846. A officiare, e non poteva essere altrimenti, fu Giuseppe Cafasso, il santo degli impiccati. Ebbe cinque figli, tre femmine e due maschi. Una delle leggende narra che la moglie avesse tanta vergogna da non uscire mai di casa.

foto di Giusy Virgilio

Tra i lati positivi senza dubbio lo stipendio: alcuni lamentavano che i boia fossero super pagati per le esecuzioni, usufruendo di premi e stipendi esagerati. I boia venivano pagati in base a tabelle. Nel 1575 un’impiccagione veniva pagata 21 lire, uno squartamento 36 lire mentre dare fuoco a una persona accusata di stregoneria 16 lire.

Il boia tornava a casa di sera solo, percorrendo le strade silenziose a ridosso dei muri, quasi non volesse farsi notare, e così raggiungeva la sua casa, un'abitazione raramente toccata dal sole.

Di natura simbolico-religiosa era anche il modo in cui veniva consegnato il pane al boia: il fornaio porgeva al boia o a sua moglie una pagnotta rovesciata, talvolta senza incartargliela e sopra alla pagnotta veniva tracciata, prima della cottura, una croce, da questa usanza nacque, secondo alcuni, il detto "il pane del boia".

E la più famosa di tutte le leggende riguarda la nascita del pancarrè. Nel Medio Evo il boia aveva difficoltà a comprare il pane, perché i panettieri pensavano portasse sfortuna servirlo. Intervenne il duca Amedeo VIII di Savoia ordinando ai panettieri di servire anche il boia perché "o lo accettate come cliente o diventerete suoi clienti!". Obbligati a vendergli il pane, i panettieri si 'vendicarono' servendoglielo, in segno di disprezzo, al contrario. Un nuovo intervento delle autorità vietò anche questo comportamento e allora i panettieri s’inventarono il pane a forma di mattone, uguale da entrambi i lati, il pancarrè.

immagine dal web

Altro segno di disprezzo era l'uso di una scodella per ricevere il denaro del boia, in modo da sciacquarlo prima di usarlo.

C’era tutta una procedura, pur di non avere contatti con lui, per evitare di toccare la carta che autorizzava il suo pagamento: il responsabile della Corte Criminale firmava l'autorizzazione con i guanti e la buttava a terra, qui un addetto la raccoglieva con le pinze usate per i camini e la gettava dalla finestra, sotto la quale il boia aspettava. Anche in chiesa il boia aveva un banco tutto suo, in disparte rispetto gli altri fedeli.

Una curiosità. A Torino è uso esclamare “Bòja fàuss”. Il popolo non fu mai in grado di capire come una persona potesse guadagnare denaro, uccidendo altri uomini. Ecco perché i boia vennero definiti «Fàuss», ossia falsi.

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