Giuseppe Sannazzaro Natta: passione per la storia, la cultura e il suo... castello!
Giuseppe Sannazzaro Natta, per gli amici “Giose”, conte, imprenditore agricolo, vicesindaco ma soprattutto grande uomo di cultura, è il proprietario del castello di Giarole, in provincia di Alessandria nella pianura del Po, nel tratto che si estende tra Casale Monferrato e Valenza.
Il diploma imperiale di Federico I detto Il Barbarossa (Pavia, 4 dicembre 1163) autorizzava i cavalieri di Sannazzaro a costruire un castello dovunque volessero nei loro possedimenti (ubicumque voluerint in possessionibus eorum) e da allora il castello di Giarole è sempre stato di proprietà della famiglia Sannazzaro.
Dopo una interessante visita all’intera struttura, impreziosita da piacevoli riferimenti storici e culturali, e dopo una chiacchierata amichevole, ho avuto modo di intervistare Giuseppe Sannazzaro Natta.
Diciamo che è sempre difficile intervistare un amico, credo, però di essere riuscito nel mio intento.
Cosa significa mantenere una dimora storica? “Diciamo che oggi giorno mantenere una dimora storica è una passione e una missione perché è talmente complesso, sia dal punto di vista dei costi che delle regole, che o uno lo fa per grande passione oppure uno non lo fa”.
Rappresenti una rarità italiana: la tua famiglia è proprietaria da sempre di questo castello? “Assolutamente, penso che in Italia ce ne siano quattro – cinque casi di famiglia che posseggono una stessa dimora storica da 854 anni nel nostro caso. Ma sai i motivi sono tanti: il motivo più banale è che la famiglia era molto numerosa e quindi il castello era fondamentalmente il centro della vita di tutti i vari rami. L’altro motivo era che in fondo siamo un po’ defilati rispetto alle grandi zone, tipo le grandi città”.
Cosa significa essere nobili oggi? “Non so rispondere a questa domanda nel senso che per me è semplicemente l’impegno verso la storia e verso la tradizione. Non ne faccio una questione di vanto, ne faccio solo, appunto, una questione di amore per la storia, di amore per la tradizione e cercare di mantenere quei valori che hanno fatto questo posto e hanno fatto l’Italia”.
Hai parlato di valori: come possiamo valorizzare il nostro territorio? “Tutti parlano di rete turistica, di rete culturale. Pochi lo fanno. Adesso qualche passo in avanti sicuramente c’è. Il Piemonte ha grandi potenzialità e ha ancora grandi problemi. Nella mia visione, per esempio, la cultura turistica piemontese è ancora troppo Torino centrica e quindi valorizza poco le aree tipo il Monferrato che sono lontane da Torino. Noi stiamo facendo degli sforzi, in questo momento, come Castelli Aperti del Piemonte, stiamo creando delle reti, cerchiamo in tanti modi di collegarci e, ripeto, qualche passo avanti si sta facendo. Il problema grosso è arrivare non solo al turista italiano ma arrivare al turista straniero che, invece, conosce le grandi città ma ancora non ha la cultura di zone come questa che, secondo me, per un certo tipo di turista straniero potrebbero essere molto interessanti”.
Casale Monferrato ha cullato il sogno di essere nominata Capitale della Cultura poi assegnata a Parma: può essere servita questa candidatura? “Penso sicuramente. È la prima volta che vedo una grossa partecipazione del territorio. Devo dire Casale, l’amministrazione, sono stati molto bravi a gestirla, hanno fatto un ottimo risultato e forse appunto è l’occasione per dare impulso ancora di più alla nostra zona. Casale è carina, bella, piacevole, ha un sacco di cose interessanti, il Monferrato e la zone attorno sono belle, sono piacevoli, hanno mille cose interessanti da vedere. Chissà che forse non sia la volta che venga scoperto da un turismo più importante”.
Tu sei anche vicesindaco di Giarole. Cosa significa svolgere anche questa attività? “Guarda, io cerco di dare una mano nell’amministrazione comunale: per fortuna il paese è piccolo ma oggi la complicazione nella gestione dell’amministrazione è altissima. Noi andiamo d’accordo, non c’è politica a livello di gestione comunale: ci occupiamo delle regole, ci occupiamo di finanziare gli interventi, cerchiamo di facilitare la vita degli abitanti del paese, di rendere il paese fruibile. Io do una mano in questo, semplicemente, come tutti gli altri insomma”.
Torniamo dentro al tuo castello e parliamo del fantasma che convive con voi… “Le storie dei fantasmi sono variopinte come sempre e la più famosa nonché quella, tra virgolette, ufficiale è la storia di questo giovane pittore che si chiamava Grosso, che apparteneva alla famiglia Grosso di Torino, il quale sarebbe sicuramente caduto morendo mentre affrescava la sala da ballo. La leggenda appunto vuole che il suo fantasma giri per le stanze del castello non avendo terminato il lavoro iniziato. Ci sono vari gruppi che hanno fatto indagini con risultati anche interessanti e curiosi. Io ci convivo bene, non hanno mai dato fastidio ne a me, ne ai mie ospiti, ne ai miei clienti”.
Ami la storia, ami il territorio e ami soprattutto la tua famiglia e alla tua famiglia hai dedicato un libro: ‘De Sancto Nazario”.
“Ho scritto un libro sulla storia della mia famiglia nato un po’ come quasi un gioco. Io ho sempre avuto la passione per la storia anche se mi sono laureato in economia, ho fatto un corso di studi completamente diverso. Avevo iniziato così a raccogliere delle memorie sulla storia della mia famiglia, soprattutto della storia medioeval,e perché è molto complesso e molto variegato, senza l’idea di pubblicarlo, semplicemente con l’idea del divertimento di raccogliere delle informazioni sparse su tanti documenti. E poi ho avuto il vantaggio e la fortuna di avere un archivio molto importante e da li ho trovato documenti sull’origine del Castello di Giarole, sulla sua prima costruzione, ecc. ecc. e quindi con un amico storico molto bravo, molto preparato, che si chiama Giorgio Siboni, abbiamo pensato alla pubblicazione, stendendo questa storia di famiglia, che in realtà sono storie varie, che, appunto, vanno dall’alto medioevo fino ai giorni nostri. Ho trattato poco il novecento un po’ per ragioni di pudore famigliare ma ho preferito concentrarmi appunto sul periodo che va dal 1100 al 1800”.
Chiudiamo con un invito a scoprire questo bellissimo castello? “Noi siamo aperti tutto l’anno per le visite guidate su appuntamento. Siamo aperti senza appuntamento alcune domeniche all’anno secondo il calendario di Castelli Aperti e abbiamo delle camere che affittiamo tipo bad&breakfast e anche quelle sono aperte più o meno tutto l’anno. È un modo piacevole per scoprire una parte interessante dell’Italia, in fondo qui si può arrivare tranquillamente alle grandi città del nord ovest. In fondo siamo a un’ora di treno da Torino, Milano, Genova e poco meno da Pavia, è un centro dove uno può passare volentieri da un giorno a quattro-cinque giorni e scoprire delle bellezze. Io naturalmente faccio la visite guidate, le faccio io e organizziamo anchedegli eventi e tante altre cose. Vi aspettiamo volentieri”.
Se desiderate saperne di più sul Castello, la sua storia e i suoi eventi potete consultare il sito http://www.castellosannazzaro.it/