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Chivasso e il suo curioso orologio...

Chivasso ha ricoperto, fin dall’antichità, un ruolo di importante crocevia: situato sull’asse viario Torino, Valle d’Aosta, Lombardia e le provincie di Vercelli e Alessandria è sempre stato un punto strategico.

La città, nel corso dei secoli, ha visto succedersi diversi domini, uno dei quali quello francese. Quando in Francia scoppiò la Rivoluzione Francese, Chivasso era una terra d’oltralpe.

Non voglio tediarvi raccontando la storia di Chivasso, piuttosto vorrei svelare (per chi ancora non lo sa) una vera e propria chicca, anche se non originale dell’epoca, purtroppo, ma pur sempre una chicca.

Nella zona del mercato, in Piazza d’Armi, davanti al Palazzo dell’economia e del lavoro dedicato a “Luigi Einaudi”, quella che era la ex Caserma “Generale Carlo Giordana”, può essere capitato che, passando di li, la testa si sia alzata e che l’occhio si sia posato sull’orologio che campeggia incastonato al centro del timpano.

Quell’orologio è molto particolare e rappresenta un simbolo della Rivoluzione Francese. A prima vista parrebbe un orologio come tanti altri ma se vi soffermate a contare le ore scoprirete che queste sono solo dieci. Ebbene si: ci troviamo di fronte alla riproduzione di un Orologio del Tempo Nuovo.

Il bisogno di rivoltare quello che era l’assetto sociale, di rendere più razionale la vita civile, di applicare epurazioni e mettere in atto sostituzioni portò agli ideologi della Rivoluzione a credere che fosse necessario riformare, anche, il metodo di misurazione del tempo.

I “Decrets relatifs a l’ètlablissement de l’ère republicaine” riportano nell’undicesimo capitolo: “Il giorno, da mezzanotte a mezzanotte, è diviso in 10 parti ovvero ore, ciascuna parte in altre dieci, e così di seguito fino alla più piccola parte misurabile.

La centesima parte dell’ora è chiamato minuto decimale; la centesima parte del minuto è chiamata secondo decimale. Questo articolo sarà valido per gli atti pubblici a partire dal 1° Vendèmiaire, anno terzo della Repubblica”. Nasceva, quindi, il “Tempo Nuovo”, che si affiancò ai nuovi nomi dei mesi, delle settimane, dei giorni… dove il giorno veniva suddiviso nel seguente modo: 10 ore, ogni ora era di 100 minuti e ogni minuto di 100 secondi che, naturalmente, erano più lunghi di quelli usati fino ad allora.

L’orologio del Tempo Nuovo completava la giornata in un giro solo di lancette rispetto ai due giri dell’orologio tradizionale. Questa riforma, però, non prese mai piede per mille difficoltà e Napoleone, solitamente favorevole ai grandi cambiamenti, nel 1806, la abolì riportando in uso l’ora tradizionale. Gli orologi costruiti furono pochissimi e, sembrerebbe, che mai un orologio del Tempo Nuovo fosse stato sistemato esternamente per dettare il tempo ai cittadini.

Poco più di una quindicina di anni fa, postumo, l’orologio è stato finalmente realizzato a ricordo di un periodo storico che portò a grandi sconvolgimenti e che ha posto le basi per le riforme democratiche in Europa. Questo orologio ha già riscosso interesse sia da parte dei turisti che transitano per Chivasso sia da parte degli storici. Contatti sono stati presi da scuole francesi per lo studio di questo metodo di scandire il tempo, vista la possibilità di vederne uno in funzione.

Forniamo, ora, qualche cenno relativo al palazzo che “ospita” questo particolare orologio.

Si fa risalire l’intera struttura al 1600 come posto di sosta per i militari di passaggio.

Un disegno ottocentesco rivela, in quel sito, l’esistenza di una caserma.

Nella prima metà del secolo e durante il Risorgimento venne utilizzata frequentemente quale sede di una delle tante legioni di patrioti che a quel tempo servivano da ausilio all’esercito regolare.

In seguito l’edificio vede l’alternarsi di vari corpi militari (Fanteria, Bersaglieri, British Italian Legion, Alpini , ecc.) ma non gode di un presidio stabile fino al 1915, quando diventa sede della 6° Sezione del Reggimento Genio Ferrovieri che gestisce la linea ferroviaria Chivasso - Aosta.

Nel 1931 parte dell’immobile è ceduto al Distretto Militare di Chivasso e il “Nuovo Quartiere Militare” assume la denominazione di Caserma “Generale Carlo Giordana”.

Dal settembre 1943 le Brigate Nere della Repubblica Sociale Italiana e alcuni Reparti della “Wermacht” occuparono l’edificio, utilizzandone alcuni locali come prigione, ma con la Liberazione la caserma tornò al Genio Ferrovieri.

Nel 1993 il fabbricato viene riconsegnato al Comune di Chivasso e nell’anno 2000, per scelta e interessamento dell’amministrazione comunale, viene restaurato totalmente per diventare il Palazzo dell’Economia e del Lavoro “Luigi Einaudi”.

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