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Facciamolo prima che sia troppo tardi!

Nei giorni scorsi ho iniziato a leggere “Telefona quando arrivi”, il libro di Paolo Ruffini, che ho scoperto nei giorni scorsi alla Bit di Milano: si tratta di una serie di interventi su quello che era il periodo appena antecedente all’evoluzione della tecnologia, al punto che l’autore afferma che la sua generazione è stata l’ultima a frequentare la scuola senza cellulare.

Questo libro, man mano che scorrono le pagine, mi induce a pensare, ricordare, ragionare, rimuginare su alcune situazioni che ho vissuto anch’io. Anche se sono uno che cerca di guardare sempre avanti, di pensare al futuro questo libro fa emergere in me un po’ di nostalgia: trovo, in ciò che Paolo racconta, tanti punti di riferimento che oggi non ci sono più e che, ripensandoci, mi piacerebbe poter rivivere con le nuove generazioni, un qualcosa che però rischia di non essere fattibile. Non è fattibile perché quella tecnologia che, come ci era stato ventilato ai suoi albori, ci dovrebbe aiutare a vivere e lavorare meglio alla fine, invece, ci porta a isolarci, a conoscere solo quello che interessa a noi e che non riusciamo più a condividere con gli altri. Così ci ritroviamo a non avere più punti di riferimento comuni, non ci sono più miti: rispetto a un tempo oggi vige la “legge dell’effimero”, delle mode che passano, che non restano e, ancora peggio, che nel giro di poco tempo dimentichiamo.

Non dobbiamo scandalizzarci se i giovani di oggi non conoscono certi personaggi, certi cantanti, certi attori di una volta mentre non si può pretendere di conoscere quello che il mondo di oggi ci propina perché tutto passa in un qualcosa che profuma di individualità, perchè guardiamo solo quello che interessa a noi e, soprattutto, iniziamo a essere carenti di un qualcosa che deve rappresentare il carburante della nostra esistenza: la curiosità di conoscere.

Praticamente ognuno di noi rischia di chiudersi nella propria “riserva indiana” e rimanere isolato dal mondo per vivere il proprio mondo.

Un tempo quello che era moda si raggiungeva a fatica e non sempre se ne poteva fruire con facilità, a volte era proprio irraggiungibile ma c’era più senso della realtà.

Oggi no: non ce ne siamo accorti ma siamo diventati irreali, viviamo la nostra fiction personale e ci costruiamo attorno uno steccato impenetrabile. Diamoci una scossa, recuperiamo un briciolo di socialità e usiamo la tecnologia per scoprire che intorno a noi c’è un mondo reale. Facciamolo prima che sia troppo tardi!


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