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Torino misteriosa: Sant'Agostino la chiesa del... boia!

Nelle scorse settimane avevamo “visitato” la “Casa del Boia” in Via Bonelli. Oggi torniamo a parlare di lui, dell’uomo incappucciato, concentrando il nostro interesse sulla vicina chiesa di Sant’Agostino.

foto di Giusy Virgilio

Situata nell’omonima via all’angolo con via Santa Chiara, a pochi passi da Via Bonelli, questa era la chiesa frequentata dal boia di Torino a cui era riservato un trattamento speciale: poteva godere di un banco tutto suo (e per la sua famiglia) staccato dal resto dei fedeli (che probabilmente non volevano condividere le vicinanza con quest'uomo nel momento della preghiera), e sempre in quella chiesa, sotto il campanile trovava il riposo (eterno) poiché in quel luogo erano collocate le tombe degli esecutori delle condanne a morte.

Sia da vivi, presenze inquietanti avvolte in mantelli color sangue, sia da morti, sepolti sotto il campanile della chiesa, essi contribuiscono a creare un'aura di mistero intorno a questa chiesa torinese. La chiesa di Sant'Agostino presenta una grande contraddizione: laddove viene venerata la Madonna del Divin Parto, procreatrice di vita, hanno pregato e trovato sepoltura questi sinistri artefici di morte.

foto di Vittorio Destro

Inoltre, nel 1706, in un pozzo appositamente scavato all'interno della chiesa, vennero inumati i prigionieri francesi morti durante l'assedio della città ma si dice che vi venivano buttati anche i carcerati che morivano in prigione.


Storia della chiesa… in breve

La chiesa risale al XII secolo quando era dedicata ai Santi apostoli Giacomo e Filippo e fu costruita su una preesistente, forse risalente a prima dell’XI secolo. Nel 1415 era inserita tra le sei parrocchie facenti parte del quartiere Porta Pusterla, all’interno della cerchia delle mura romane.

Tra i secoli XVI e XVII venne integralmente ricostruita e nel 1643 assegnata all'Ordine di Sant’Agostino (gli Agostiniani Calzati ne presero possesso già nel 1548), ceduta dal G.E. Broglia, rettore delle chiese dei Santi Giacomo e Filippo e Sant’Agostino. I lavori, però, terminarono solo dopo la fine dell’occupazione francese (1563) quando Torino fu elevata a città capitale. Nel 1643 avvenne la consacrazione ufficiale. L’altare maggiore venne sostituito due volte, la seconda ad opera di Carlo Ceppi nel 1887.

Il fusto del campanile è ciò che rimane quale testimonianza tardomedievale dell’anticha chiesa.

Visita alla chiesa

foto di Giusy Virgilio

La chiesa è a tre navate scandite da pilastri su pianta basilicale con strette navate laterali sovrastate da volte a crociera.

Navata destra: possiamo vedere della “Deposizione” attribuito alla scuola di Dürer (1530-1540), la “Madonna del Popolo” di Felice Cervetti (1764), la “Madonna della Cintola” di Ignazio Perucca (anteriore al 1776) posta sopra un altare di marmi policromi attribuibile a Bernardo Vittone. Navata sinistra: nella “Cappella della Madonna del Divin Parto” spicca un frammento di affresco quattrocentesto che è stato ritrovato nel 1716 nella canna del camino di una casa, demolita in parte per l’edificazione del convento. All’inizio della navata troviamo il fonte battesimale di origine seicentesca, restaurato e riportato in uso mentre in fondo c’è la Cappella di San Nicola da Tolentino, frate dell'ordine degli Eremitani di

foto di Giusy Virgilio

sant'Agostino che conserva un un dipinto attribuito a Martino Spanzotti (altri propendono per Defendente Ferrari), nonché il bianco Mausoleo di Cassiano dal Pozzo, magistrato alla corte di Emanuele Filiberto, con la sua statua “gisant” (giacente) sopra un sepolcro sorretto da due dragoni, opera di autore ignoto di ambito lombardo (1579).

Nella chiesa troviamo anche il mausoleo del cardinale Carlo Tommaso Maillard de Tournon, opera di Carlo Antonio Tantardini.

La statua dell'Immacolata, collocata sul primo altare, è dello scultore svizzero Giovanni Battista Casella “de Monora”.

La facciata, pur aderendo a modelli cinquecenteschi, è frutto di rifacimenti del 1912.

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