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Villa del Foro: la storia di una santa e di una pietra che guarisce

Può un masso generare tanto interesse? Ci troviamo sul territorio del Comune di Alessandria, nel sobborgo di Villa del Foro, pochi chilometri dal capoluogo, in quella che fu la Forum Fulvii romana: nelle vicinanze della scalinata della chiesa parrocchiale, sul lato sinistro, in basso, possiamo notare un grande masso di granito incastonato nel muro.

foto dal web

Ed è un masso tanto importante al punto che gli è stato anche attribuito un nome: Pietra di Santa Varena.

Una pietra che ha una proprietà, quella di guarire le donne, solo loro, che appoggiano le parti doloranti del proprio corpo al macigno: ancora oggi si dice che appoggiare solo una mano o la parte dolorante che si prova beneficio, in particolare per la schiena e i reni, dolori reumatici e artritici. Santa Vareina, Santa Vareina famme passè l'mal de scheina” (Santa Varena, Santa Varena fammi passare il mal di schiena): questa è una versione della frase che le donne devono pronunciare mentre si “sfregano” contro quel blocco di pietra guaritrice. L’utilizzo delle pietre nei rituali ha origini molto antica, in particolare per i celti sono al centro dei loro culti pagani e come spesso capita le protagoniste sono sempre le donne.

Villa del Foro, prima dell’arrivo dei romani, era un nucleo celto-ligure, pertanto questa pietra sicuramente era già considerata un oggetto di culto proveniente da quel periodo che, poi, il cristianesimo cercò di cancellare per finire con l’assorbirlo facendolo proprio quasi venerandolo.

foto dal web

Si tramanda, infatti, che in origine fosse un altare situato al di fuori dal paese, e che i pagani vi offrissero incensi e sacrifici agli dei. Narra la leggenda: “Varena, riunendo tutte le proprie forze, sostenuta dalla fede, strappò la pesantissima pietra dall’altare, la portò da sola al centro del villaggio e comandò che su quella pietra si edificasse un tempio”. Da allora alla pietra, a cui Varena aveva trasmesso i suoi poteri ma solo nei confronti delle donne, vennero attribuite virtù guaritrici e la fede nelle capacità terapeutiche di questa pietra magica superò anche i mascheramenti operati dalla cristianizzazione; il culto di Varena, di fatto, ne aveva assorbito uno molto più antico. Visto che la pietra conservava sempre questo potere, i preti presero la decisione di utilizzarla come testata d’angolo e come prima pietra su cui avviare la costruzione della chiesa parrocchiale.

La festa di Santa Varena si celebra con una processione il primo di settembre.


Chi era Varena?

Poco conosciuta, Santa Varena, è una santa taumaturga e guaritrice vissuta nel IV secolo d.C. Nata da una famiglia nobile elvetica, si convertì al cristianesimo per opera del vescovo Cheremone che poi fu martirizzato. Varena evitò medesima fine fuggendo in Egitto.

foto dal web

Emotivamente segnata dalla sua permanenza in terra egizia, dove ebbe modo di “vivere” le sofferenze di cristiani perseguitati, per fare ritorno in Svizzera, suo paese di origine, passo per l’Italia, a Milano in particolare, dove visse il massacro della Legione Tebea aiutando feriti e bisognosi, pregando e digiunando al loro fianco. Fu allora che Varena prese coscienza dei suoi poteri guarendo moltissimi uomini: la sua fama si diffuse e molte persone in lei cercavano aiuto: ridava la vista ai ciechi, faceva sparire il dolore fisico e esorcizzava gli indemoniati.

Santa Varena è ancora presente a Villa del Foro con una sua reliquia: il dito medio della mano destra il cui arrivo è un mistero. Varena morì nel 300 d.C. in Svizzera contagiata dalla lebbra contratta mentre curava i malati.

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