top of page

Meno social e più sociali prima che sia troppo tardi

Siamo tutti indignati, costernati, stizziti, urtati, turbati, sdegnati, feriti, irritati… Facebook ci spia e utilizza i nostri dati per scopi a volte contrari rispetto quella che sembrerebbe la nostra volontà. Ma non lo si sapeva già da tempo? Queste sono le nuove frontiere mentre una volta ci intervistavano per strada, facevamo le stesse cose ma in modo meno roboante. Quando un ammasso di creduloni si beve tutte le bufale che girano in rete commentando e condividendo non fanno che aprire veri e propri varchi sulla propria capacità di recepire i vari segnali che giungono da coloro che intendono condizionarci.

Ma non solo le bufale servono per monitorare il nostro grado di condizionamento. Inviti a copiare messaggi di vario genere (quelle che nell’editoriale di sabato scorso ho definito le moderne catene di Sant’Antonio) oppure a colorare di arcobaleno o con altri simboli la nostra foto profilo a fronte di eventi internazionali (sovente nefasti) o per la giornata mondiale di non so che (ormai ogni giorno è dedicato a qualcosa e prima o poi farai sapere a chi ci monitora a cosa siamo interessati). Unitamente a tutti i dati che normalmente forniamo compilando il nostro profilo – scuole frequentate, lavoro, interessi, sentimenti, ecc. – anche questa nostra voglia di “partecipare” fornisce dettagli a chi elabora i nostri profili. Ma non possiamo affermare che non lo sapevamo, i dubbi su tutto ciò li mettevamo da tempo in evidenza.

Anche quando ci sollazziamo con i quiz e i test di varia natura che ci vengono propinati, gongolando per aver fatto l’en plein di risposte di storia o di cultura generale oppure scoprire che cosa verrà scritto sulla propria lapide o chi è l’anima gemella o come ci si trasforma nel tempo non ci poniamo mai il dubbio su una domandina che ci consente, solo dopo aver cliccato l’autorizzazione, di procedere con quello che stiamo facendo? La domandina è semplice: “xy riceverà le seguenti informazioni: profilo pubblico, lista di amici, post sul diaro, foto e indirizzo e-mail”. E se non clicchi non vai avanti. Io ho sempre preferito tornare indietro però penso che anche quiz e test liberi da questa autorizzazione alla fine hanno l’intento di monitorarci perché le domande sono così idiote e le alternative proposte quali risposte rasentano altrettanta idiozia. Così, in fin dei conti, siamo noi stessi che forniamo su un piatto d’argento quello che loro cercano e che poi elaborano a loro uso e consumo, rivendendone l’esito sicuramente non a buon mercato.

E personalmente credo che questo “modus operandi” sia un qualcosa che accomuna un po’ tutti i social e il web in generale perché è tutto il web che ci tiene monitorati, fatta salva, forse, qualche rara eccezione. Qualche tempo fa ho cercato, navigando in internet, la disponibilità di un libro e nella prima pagina web che mi è stata proposta sono entrato, trovando quello che cercavo, anzi non trovando perché davano per esaurito e fuori catalogo quel titolo. Esco e non faccio altre ricerche. Poco dopo sulla mia bacheca di facebook hanno iniziato ad apparire, oltre che ai post degli amici, anche promozioni di quella pagina internet che vende libri… e non mi pare di aver baffato da qualche parte che volevo essere informato.

Allora, più che mai mi viene da dire: cerchiamo di essere più sociali e meno social, più reali e meno virtuali ma, soprattutto, facciamolo prima che sia troppo tardi.

bottom of page