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P. Ali: un tocco nostalgico degli anni '90

Con il nome rap di P. Ali,Piero Ali Passatore nasce artisticamente come attore, traduttore di sceneggiature, speaker e regista/montatore di videoclip musicali, prevalentemente delle scene rap e reggae.

Cresce negli Sati Uniti e a Londra alla scuola americana e porta in sé tutta la cultura americana “urban style”, si appassiona presto all’hip hop della cosiddetta Golden age che ascolta in radio e guarda su MTV alla fine degli anni ’80, comincia presto a giocare a basket, quello di strada e nei campetti e comincia a buttare giù i primi versi un po’ per gioco senza pensare di farne una professione. Intanto passano gli anni e il rap si diffonde anche in Italia, anche se con quasi un decennio di ritardo, mentre Piero sente il dovere di far conoscere agli italiani gli aspetti meno conosciuti di questa che come sappiamo non è solo un genere musicale ma bensì una cultura con radici solide.

Da ragazzino era il dj della scuola americana di Torino, dal 1995 al 1998, che ha frequentato e riconosce al capoluogo piemontese un forte talento musicale, specialmente per la sua scena d’interesse con la pecca però, rispetto ai vicini milanesi, di non saper sfruttare le proprie potenzialità in termini di business; al teatro Regio di Torino nascono infatti i primi breakdancers ed esponenti di free style nei primi anni 80 e tutt’ora è ancora una scuola di breaking per strada riconosciuta e stimata in tutta italia.

Ali si affaccia concretamente alla musica quando ormai la goldenage anni '90 (quella di 2 Pac, Ice Cube, Nas, Notoriusecc) che tanto lo aveva ispirato stava chiudendo il sipario per lasciare spazio ad una nuova era, ma poco importa perché anche grazie ad una perfetta conoscenza della lingua americana completa di slang Ali riesce ad ottenere le prime collaborazioni internazionali affiancandosi ad altri rapper.

Sempre itinerante per natura Ali non ama stare fermo ed è sempre in cerca di nuove opportunità e nel 2010 si trova in Medio Oriente ed è proprio lì che viene a contatto con alcuni rapper presso la base navale americana del posto, in particolare un caro amico, Mackadenice, che lo assunse per dei videoclip e che qualche anno dopo si ammalò di tumore e che aveva vari pezzi iniziati ma non portati a termine gli inviò i file audio su cui poi Ali riversò i suoi testi e in quel momento nasce ufficialmente la discografia di P. Ali con “HOLD IT DOWN”, Mackadenicefeat. P. Ali &Lokation nel 2012. Fortunatamente Mackadenice riuscì a guarire e Piero a coltivare la sua arte in maniera più professionale.

Nel 2013 il nostro rapper italo-americano ha l'occasione di conoscere Il Piotta tramite la sua ragazza all’epoca Tizla, una cantante reggae e lontana parente del Piotta, il quale è direttore artistico delle pubblicazioni rap delle compilation di Hit Mania, così ben tre brani di Ali, “Demonacracy” feat. Tizla e WSW Wufer e prodotta dai Zion Train, “Don’t Call Me Charlie” prodotta da Fabrizio Cucco e “WhatNow?"(Inside the Mind of a Soldier) feat. Mackadenice e prodotta da Skaz (La Fossa), escono su questa raccolta sia su CD fisico che su digital store. È un incontro importante sia dal punto di vista umano perché è uno degli esponenti italiani che Ali stima maggiormente e di cui condivide molte linee di pensiero sia dal punto di vista professionale. Ali diventa così collaboratore del Piotta e della sua etichetta La Grande Onda ma non riesce a diventare un’artista firmato all’etichetta perciò Ali comincia una collaborazione con due diverse etichette, la EMD di Modena di Paolo Galassi e la Ciao Afrika di Torino di Anthony Louis con cui Ali ha fondato il gruppo rap collettivo multi raziale i ASB (Artisti Senza Barriere) assieme al Senegalese DJ Krif.

Arrivano i primi pezzi con il nome di P. Ali in prima linea, il suo è sempre stato un cantato con delle tematiche profonde, un messaggio ben chiaro e preciso da diffondere scandito a tempo dalla sua voce altrettanto profonda e incisiva, sempre di più si instaura il desiderio di farsi portavoce di messaggi che si discostano completamente da quelli trasmessi, a volte solo per trend, dai rapper del momento, messaggi invece positivi, di fratellanza tra i popoli, di integrazione come strumento per un'evoluzione della società.

Proprio in quest'ottica si avvicina al progetto ASB. Importanti progetti sono stati fatti in breve tempo assieme a loro, quello che fanno è utilizzare la musica rap, frutto dell'ispirazione di tutti i membri che ne fanno parte che oggi sono circa una quindicina, come veicolo di un messaggio di pace e tolleranza verso il diverso. Hanno iniziato una serie di incontri con i ragazzi dell’istituto tecnico Beccaria per sensibilizzarli su questi temi sempre divertendosi con la musica che piace a loro. Il collettivo ha già anche destato l'interesse dei media e della stampa, un interessante articolo è uscito su Donna Moderna e su La Repubblica, ospitate su La7 e inoltre il TG3 nazionale ha mandato alcuni inviati a Torino per incontrare dal vivo i ragazzi del progetto e farne un approfondito reportage, nell'occasione è stato presentato anche il singolo "Apertura Mentale" di cui esiste anche il videoclip su YouTube.

Tra le attività interessanti che riguardano Piero ci tengo a citare la serie di interviste che ha realizzato al rapper romano Pepy Rap poco prima della sua morte, personaggio dalla vita travagliata raccontata appunto in un video in più parti disponibile su YouTube con il titolo di "Parole di Pepy". Ali e un altro paio di amici l'hanno raggiunto all'ospedale Momentana di Roma dove si trovava ricoverato e si sono fatti raccontare la sua realtà senza filtri.

A questo punto parliamo di nuovo della Golden Age per antonomasia e anche di quali siano stati i precursori di questo genere, Ali concorda con molti nel dire che tra i quattro nomi che negli anni '60 hanno, diciamo così, dato il via al rap ci sono: Gil Scott-Heron, James Brown, i Last Poets e in modo differente anche il pugile Mohammed Alì: "Qualcuno ha provato a mettere le sue poesia improvvisata su base a quattro quarti e si è reso conto che erano come dei versi scanditi perfettamente a tempo" mi racconta, infatti scopro che una delle celebri frasi di Mohammed recita "Ma io sono un doppio rapper. Prima li colpisco con la bocca e poi li colpisco sulla bocca". "Bisogna poi distinguere tra rap e trap – mi dice ancora – nel trap c'è un estremo uso di vocoder e autotune, inoltre non c'è quell'identificazione chiara di uno stile unico come c'era nel rap, questo è paradossale perché oggi non è più consentito campionare tanto quanto una volta, eppure egli anni '90 nonostante si usasse la campionatura si riusciva ad essere unici ed originali, paradossale ma vero!".

Infine gli chiedo di essere schietto e di dirmi uno o due nomi del panorama hip hop italiano che gli piacciono e che non gli piacciono: "Piotta come dicevo mi piace molto, non solo perché ho lavorato con lui ma mi ritrovo nel suo modo di scrivere autentico e condivido diversi punti di vista, poi apprezzo anche Ghalie Salmotra quelli diciamo moderni, tra quelli appartenenti alla generazione precedente mi piace Esa, Tormento, Maury B, i Gatekeepaz, Lou X, Colle del Fomento e l'amico Rata dei Covo Delle Bisce con cui ho fatto sia canzoni che videoclip musicali; nutro un enorme rispetto per Maurizio NextOne Cannavò, che riconosco come il padrino del rap Italiano, uno avanti anni luce, un vero maestro e esperto della cultura. Tra quelli che non amo sicuramente gli osannati Club Dogo, a mio avviso si sono costruiti un'immagine 'fake' e hanno venduto l’anima al diavolo per soldi, droga, prostitute e espedienti facili, personaggi negativi che con i loro testi istigano ad atteggiamenti negativi più o meno velatamente, si rivolgono ad un pubblico di adolescenti facilmente impressionabili, allo stesso modo non stimo i Truce Klan che hanno trasformato una generazione di fan fedeli in zombie di ketamina. Il rapper non deve essere necessariamente quello sbandato che si droga e fa una brutta fine, ho avuto la dimostrazione in prima persona che basta essere veri, se stessi, avere talento e si può rappare e portare un messaggio positivo senza scendere a compromessi artistici". Lo ringrazio per la schiettezza e ci lasciamo con la promessa di risentirci per un'intervista sulla sua carriera di attore quindi sentirete ancora parlare di lui ma nel frattempo vi anticipo che come rapper è al lavoro per il suo primo album solista prodotto in gran parte da Gabriele Mitee Beatz Pascale a Nichelino (TO) e sta ultimando il primo EP di 5 canzoni degli Artisti Senza Barriere sia come artista che membro fondatore del collettivo.


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Roberta Tetto













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