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Mezzo vuoto o mezzo pieno quello che conta è il contenuto

Succede! Succede a tutti di avere un vuoto creativo. Al musicista che non sa quale sequenza di note mettere giù sul pentagramma, allo scrittore che non sa quale storia inventarsi, al pittore che non sa cosa trasmettere sulla tela… al giornalista che non sa che cosa mettere nero su bianco per il suo editoriale.

Solo chi non fa nulla non rischia di avere un vuoto creativo perché se non fa nulla vuol dire che non ha creatività e fantasia. Così a poche ore dall’uscita dell’articolo mi ritrovo (metaforicamente parlando) a rigirare la penna tra le mie mani (la tastiera del computer è decisamente più impegnativa) e a pensare cosa scrivere. Le penso tutte ma ogni idea si ferma alla prima battuta perché il rischio maggiore è quello di non essere positivo, di vedere tutto in modo distorto ma non perché io sono così, perché quello che ci circonda oggi è così, ogni cosa, ogni situazione, in primis, ci trasmette negatività, anche se forse qualcosa di positivo può anche avere. Non siamo più capaci di vivere una vita positiva: questo è il nodo da sciogliere. Allora, come a volte capita, mi metto a “navigare” nel web alla ricerca dell’illuminazione (internet serve anche per fare qualcosa di positivo, basta volerlo: prima si sfogliavano pagine di libri, oggi bastano pochi click ma come un tempo bisognava scegliere i libri giusti ora è sufficiente scegliere i siti giusti).

Dicevo che ero alla ricerca dell’illuminazione. Dentro di me sento di celare un mare in continuo movimento che fa avanti e indietro sulla riva, prendendo e lasciando: pietre, sabbia, conchiglie, oggetti che “sbadatamente” l’essere umano ha consegnato alle onde nel rispetto della (in)civiltà. Devo solo capire che cosa mi conviene depositare sulla riva e cosa, invece, tenere ancora dentro di me nascosto agli occhi degli altri.

Così facendo capito su un sito dove viene proposta la filosofia zen, una filosofia che aiuta molto se uno è predisposto a ricevere questi insegnamenti (e non bisogna per forza essere di quella tendenza religiosa) per poter VIVERE MEGLIO. Non mi è scappato il maiuscolo, è voluto, perché dobbiamo imporci di vivere meglio, un qualcosa di cui non siamo più abituati e che, invece, ci potrebbe essere decisamente di aiuto, in ogni frangente della nostra giornata, della nostra esistenza.

In mezzo a ventinove frasi che hanno il fine di aiutarci a vivere in modo diverso, cambiando la nostra prospettiva di vita, invitandoci a una visione positiva della vita ne ho trovata una che mi ha fatto riflettere molto.

Il bicchiere non è né mezzo pieno né mezzo vuoto. Il bicchiere è solo un bicchiere, e il suo contenuto cambia continuamente a seconda della tua percezione.

Questa frase mi ha prospettato un universo che avevo davanti agli occhi e che non avevo mai esplorato.

Ho sempre affermato che per me il bicchiere è mezzo pieno (perché positivo di natura) tranne quando c’è del vino dentro (perché adoro questa bevanda) però mi fermavo lì, non andavo oltre. Ci fermiamo sempre sulla percezione visiva delle cose senza mai andare a scandagliarle a fondo, a capire qual è il contenuto reale.

E a quel punto che commettiamo i nostri errori, che pecchiamo di superficialità, che non sappiamo analizzare la situazione.

Non dobbiamo capire se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto, ma capire cosa contiene realmente il bicchiere per poter valutare nel modo corretto chi abbiamo di fronte, dobbiamo superare l’involucro e conoscere il contenuto per poter effettivamente comprendere.

Comprendere. Una parola ormai dimenticata di cui dobbiamo riappropriarcene. Proviamoci, non fermiamoci alle apparenze, andiamo oltre e sono certo che si può vivere veramente meglio, più positivi e meno astiosi. Poi se scopriremo il “vuotismo” di certe persone abbiamo sempre tempo di tornare alle apparenze… in quel caso il bicchiere era mezzo vuoto e il suo contenuto era “vino brusco”.


Fabrizio Capra


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