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Giaveno: tra il diavolo e l'acqua santa

Vigilia del primo maggio, festa del Lavoro. Decido di trascorrere il pomeriggio da mia sorella. Masochista, penseranno molti.

Giaveno, arco delle streghe

Pronti, via! Si parte verso Giaveno, tranquilla cittadina in provincia di Torino ai piedi del Rocciavré, in Val Sangone.

Mentre guido, la mente, come sempre, corre veloce e collega cose apparentemente distanti, dandone un senso.

Giaveno, penso, deriva dal latino Iaveni. Iaveni deriverà, certamente, come toponimo, dalla lingua dei Pelasgi, l’antico Popolo che diede la civiltà all’Europa, la cui Conoscenza Sapienziale fu ereditata dai Celti, abitanti di queste contrade. Jam=io sono; Veni=qui. Giaveno= Io sono qui. Forse riferito alla presenza in questo luogo di una Entità divina? Oppure, più semplicemente, il toponimo si rifà alla leggenda di Annibale che, per avvisare i suoi luogotenenti avanzanti in retroguardia dell’esatta ubicazione del suo accampamento, mandò loro un messaggio: “io sono qui”? Mi trovo in questa piana in mezzo ai monti.

Giaveno, cappella votiva dedicata alla Vergine

Risalendo molto lentamente la vallata - la mia preistorica Punto arranca - sento nell’aria la presenza di forze ctonie, ancestrali, potenti. Forse per questo la strada che porta verso Giaveno è disseminata di edicole votive dedicate alla Vergine e a San Michele Arcangelo. Quasi a voler contrastare, imbrigliare in una rete invisibile, le forze infere.

Giaveno, cappella votiva dedicata a San Michele Arcangelo

D’altra parte, questa è terra di confine, di transito, non solo fisico, ma Spirituale. Terra di contraddizioni, di arcaiche Energie, costellata di menhir e cromlech. Terra di montagne sacre: Ciabergia, Musiné, Pietraborga. Terra di apparizioni mariane e di manifestazioni di strane entità,di miracoli e di strane luci nel cielo, di Santuari, di Abbazie e Sacre, di secolari lotte tra eretici e inquisitori. Terra di valdesi, forse anche di catari, di calvinisti e cattolici e di immancabili bagni di sangue tra quest’ultimi e i primi durante lo sciagurato periodo a cavallo dei Secoli XVI e XVII, quello delle guerre di religione.

È l’ambiente, ragiono, il territorio ideale, per le Masche, le streghe nella parlata locale.

Le Masche, donne che erano poste ai margini della Società in cui vivevano. Streghe o guaritrici. Isolate, a contatto con quelle sottili forze della Natura che cercavano di dominare, imbrigliare, comandare per i loro scopi: sortilegi, magie, fatture. Tutt’uno con i boschi che qui, forte è la sensazione, sembra abbiano gli occhi.

Giaveno, Casaforte e arco delle streghe

Arrivo a destinazione.

Sbrigati a bere il caffè che ti voglio portare in un posto”.

Mi vuoi eliminare?”.

Spiritoso…”.

Ti porto all’arco delle streghe”.

Perché, adesso hai costruito un arco?

Che fratello scemo che ho!

Il pomeriggio si fa interessante. Mia sorella mi vuole portare in luogo particolare. Legato a quelle Streghe su cui, per pochi istanti, si era soffermato il mio pensiero durante il tragitto in auto. Dopo pochi minuti di automobile, siamo arrivati.

Giaveno, targa ricordo primo Parlamento del Piemonte

L’arco delle streghe è una antica Casaforte di fine ‘200 sotto la quale c’è un arco e passa una strada. Il luogo, appartato, quasi anonimo, è, in realtà, ricchissimo di storia. Qui, nel XIII Secolo, 1286 per la precisione, si riunì il primo Parlamento del Piemonte, antesignano degli Stati Generali e dei Senati dei secoli successivi.

Leggenda vuole che sotto l’arco, nelle notti di luna piena, si vedano penzolare i corpi delle Masche che qui venivano impiccate dagli Inquisitori e si senta lo straziante lamento della più famosa delle streghe locali: Clerionessa.

Clerionessa era stata rinchiusa nella Casaforte dopo aver somministrato a un viandante, che voleva rimanere eternamente giovane, una pozione mortale.

Clerionessa fu condannata al rogo e rinchiusa nella torre della Casaforte in attesa del “fuoco purificatore”.

Giaveno, arco delle streghe luogo di impiccagione delle "Masche"

Per sfuggire alla morte tentò di scappare dalla Casaforte la notte prima dell’esecuzione, tramite un incantesimo a base di erbe magiche.

Giaveno, arco delle streghe

Il mattino seguente, le guardie trovarono un cumolo di cenere al posto della strega.

Probabilmente l’incantesimo non era riuscito e la sventurata Clerionessa era rimasta vittima della sua stessa magia.

Da allora, durante i pleniluni, si sente echeggiare il pianto lamentoso della Masca.

Sotto l’arco si avverte un leggero brivido. Sembra di vedere penzolare veramente le streghe.

Un furgone che vuole passare sotto l’arco mi sveglia dall’incanto.

Riprendiamo la strada del ritorno.

A poche centinaia di metri dall’arco delle streghe si apre alla vista un’enorme spianata.

Giaveno, Santuario Madonna del Bussone

Si entra di colpo in una dimensione di pace, di serenità. Il luogo, lo si avverte immediatamente, certamente è molto positivo. C’è una meravigliosa chiesetta barocca dai colori dolci. Scopro essere un Santuario. La Madonna del Bussone. Bussone nel locale vernacolo significa cespuglio. La storia vuole che la Chiesa sia stata costruita dove un contadino - siamo nel XVII secolo – trovò fra le siepi un’icona della Madonna.

Nuovamente riemergono le sensazioni che avevo avuto nel venire qui. A poche centinaia di metri dolore e pace. La Madonna e le Masche. Questi luoghi sono sospesi, oscillano, in una dimensione Altra, tra Positivo e Negativo, dove Forze contrapposte, in silenzio, si scrutano, si sfidano, giocano, come su una scacchiera, la loro eterna partita.

Suggestione? Forse.

Lascio mia sorella e rientro a casa.

Il pomeriggio sospesi tra il Bene e il Male, tra il diavolo e l’acqua santa è terminato.

articolo e foto di

Roberto Maggio



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