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Pietro Giau: sono un teatrante!

Pietro Giau è un teatrante, ha un volto sorridente e modi affabili e si definisce precario in tutto.


Come mai precario in tutto?

La precarietà è strettamente legata alla parola teatrante, che richiama gli artisti di strada con il carrozzone e gli spettacoli itineranti, quindi racchiuso nel concetto di teatrante c’è un po’ tutto il mio lavoro di attore, regista, insegnante, attività con le quali bisogna convivere con la precarietà”.


Quando è salito sul carrozzone?

Sono salito molto presto, fare l’attore era il mio sogno fin da bambino, poi quando lo sono diventato, mi sono reso conto che mi piaceva di più stare dall’altra parte, quindi mi sono dedicato alla regia”.


È più difficile stare davanti o dietro una telecamera?

Non lo so, sono entrambi difficili”.


Quale le ha dato maggiori soddisfazioni?

Credo la regia, mi completa di più., anche se avendo recitato in teatro per molti anni, sono ancora attratto dal profumo della polvere del palcoscenico”.


Che profumo ha la polvere del palcoscenico?

Un profumo solare, anche se spesso si è al buio con le luci artificiali, però quando sono sul palco mi sento il sole dentro e quando scendi dal palco puoi togliere la polvere dai vestiti ma nel cuore resta per sempre ”.


E che colore?

Il giallo del piazzato, e di tutte le luci del palco”.


Lei è anche un docente di teatro… quanto lo ha aiutato la sua esperienza di attore?

Moltissimo, saper stare su un palcoscenico ti toglie ogni inibizione nel parlare in pubblico, quindi ti aiuta anche ad approcciarti con gli allievi”.


Lei è davanti ad una telecamera e deve fare il film della sua vita, quale sarebbe?

Un film alla Pupi Avati, più che gli orror e gli osè, mi piacciono i film corali, storie di ragazzi e ragazze, sì credo che a Pupi Avati potrei affidare la regia del film della mia vita”.


Si ringrazia l’Associazione Culturale Vena Artistica per la collaborazione.


Ermanno Eandi

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