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L'apoteosi gaudente della lettura...

Torino nei giorni scorsi ha “celebrato” il suo “Salone del Libro”. Ora voi vi aspetterete che mi metta a disquisire polemizzando sulla presenza in Italia di due eventi, il Salone di Torino e quello di Milano, di come due realtà possono convivere o danneggiarsi, del successo di uno nei confronti dell’altro… no! Nulla di tutto questo. Non è lo scopo del mio editoriale di oggi.

Quello che voglio evidenziare, invece, parte da un’indagine Istat di fine 2017, quindi di non molto tempo fa (purtroppo). Il risultato che allarma è quello che è stato definito con la frase “il pianeta dei lettori si sta inesorabilmente spopolando”: secondo questa indagine stiamo tornando indietro di quindici anni, un dato preoccupante se si ha presente che quindici anni fa il livello di lettura di libri toccò un punto bassissimo.

Allora bisogna dichiarare guerra alla “non lettura”, non al fatto che in Italia si possono moltiplicare i “Saloni del Libro” che invece potrebbero aumentare il numero di chi si avvicina a questo ambito culturale: se teniamo conto che i visitatori del Salone torinese sono stati 170786 e quelli all’ombra della Madonnina si sono attestati intorno ai 100mila mentre la popolazione italiana al 1° gennaio 2018 era quantificata in 60milioni494mila anime… le proporzioni sono belle che fatte. Pier Paolo Pasolini affermava: “Puoi leggere, leggere, leggere, che è la cosa più bella che si possa fare in gioventù: e piano piano ti sentirai arricchire dentro, sentirai formarsi dentro di te quell’esperienza speciale che è la cultura”.

Bellissimo concetto questo espresso da un grande uomo di cultura del secolo scorso ma se si continua di questo passo riusciremo a creare nuove leve culturali tra i giovani oppure la nuova cultura è quella che sta dilagando sui social tra “o” con e senza h, di cero o c’ero, di tramonto sul l’ago (attenti a fare il bagno! C’è da pungersi) e di tante altre minchiate che vengono sparate in post dal dubbio contenuto culturale?

Leggere aiuta a crescere mentalmente, a sviluppare il nostro lessico e il ragionamento, però, forse, molte generazioni (e non salvo a volte nemmeno quelle più mature) preferiscono rincoglionirsi tra smartphone, tablet e altri mezzi tecnici che dovrebbero essere usati con un po’ di cervello e che invece rischiano di mandare in pappa quello che resta di questo meraviglioso organo di cui ci hanno dotato e del quale nemmeno il libretto delle istruzioni abbiamo letto.

Un altro dato è allarmante: parrebbe che nella penisola dei grandi scrittori di ogni epoca poco meno della metà dei lettori (che già non sono moltissimi perchè si stima che almeno un 40,5% della popolazione dai 6 anni in su ha letto nel corso del 2016, madame e messeri udite udite, ben un libro all’anno) dichiara di aver letto più di tre libri nell’arco dei 365 giorni. Altro dato su cui riflettere perché decisamente particolare: nel 2016 sono aumentati i libri pubblicati ma sono diminuite le tirature. Ergo… tutti scrittori, pochi lettori. Forse gli autori non leggono nemmeno il proprio di libro?

Scendo un attimo nel personale.

Da due anni circa mi sto cimentando nella scrittura di un romanzo, lo sto facendo senza l’oppressione di doverlo terminare velocemente a tutti i costi e lo sto scrivendo ponderando con attenzione ogni passaggio (le bucce di banana su cui scivolare sono sempre dietro l’angolo e la fregola di voler concludere rapidamente porta spesso a scrivere un finale dove alla fine il lettore guarda il libro chiuso con dei grandi punti interrogativi stile fumetto sulla propria testa deluso della frettolosa conclusione) però, al tempo stesso, per rendere più fluida la mia scrittura mi sto divorando libri di vario genere nella media di uno ogni due settimane (mi scuso ma non è mia intenzione rovinare le medie nazionali).

E quando prendi in mano un libro e il tuo naso si riempie dell’odore della carta stampata, le dita girano quelle pagine palpandole quasi come fosse una pelle delicata, gli occhi si riempiono delle parole che stai leggendo, la tua bocca assapora le parole dei protagonisti e le tue orecchie pian piano calandosi in questa realtà cartacea iniziano a percepire i suoni e i rumori raccontati, allora quando tutti i sensi sono in una apoteosi gaudente, solo allora percepisci cosa ti sei perso nel “non” prendere un libro in mano e leggere, leggere, leggere. Mi sono sempre immaginato il paradiso come una specie di biblioteca” (Jorge Luis Borges).

Fabrizio Capra

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