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Due grandi occhi blu: i misteri dei laghi di Avigliana

Visti dall’alto delle splendide montagne in cui sono incastonati, sembrano due grandi, splendidi, occhi blu. Placidi osservatori della natura circostante. Sentinelle silenziose che scrutano dal basso la dirimpettaia Sacra di San Michele. Probabilmente, data la forma, in epoche remotissime dovevano essere dei vulcani che, non si sa come né quando, si sono riempiti d’acqua.

Siamo ad Avigliana, inizio della Val Susa, a un tiro di schioppo da Torino, ai piedi del Monte Pirchiriano.

Qui ci sono due, quasi gemelli, tra i più bei laghi del Piemonte: il Lago Grande e il Lago Piccolo. Meta di gite fuori porta, escursioni in barca e picnic. Il luogo ideale per rilassarsi, anche solo per mezza giornata, allontanandosi dalla frenetica monotonia cittadina o dalle soffocanti afe estive che attanagliano il capoluogo sabaudo. Il microclima locale è perfetto per la villeggiatura. Non conto più le volte in cui, solo per la classica grigliata di Pasquetta, sono stato sulla riva del lago Grande a godermi il tepore primaverile.

Eppure, parrebbe impossibile, i due Laghi sono fra i luoghi più strani ed enigmatici della Regione.

Scopro che i due “occhi blu” della Valle sono anche chiamati gli Occhi del Diavolo. Il perché di questo strano soprannome, purtroppo, non sono riuscito a scoprirlo. Forse, ipotizzo, l’inquietante nomignolo è stato dato per alcuni, particolari, fenomeni, che avvengono sui Laghi?

Si dice che, a volte, il livello di un Lago, senza un plausibile motivo, si abbassi improvvisamente, anche di molto, senza che l’altro bacino abbia un innalzamento. Il fenomeno termina quando l’acqua ritorna al suo livello normale.

Ancora, leggenda vuole che sul fondale di un Lago abiti la Fata vestita di bianco. La mente corre immediatamente ai racconti del ciclo arturiano: la Dama del Lago. La Fata o Ninfa del Lago, sarebbe la responsabile, con i suoi incantesimi, del repentino, continuo, cambiamento di colore delle acque: dal blu, all’azzurro chiaro, fino al rosato.

Poi, in particolari periodi, aleggerebbe sulle acque del Lago Grande un fantasma. Quello di un Savoia.

XIV Secolo, Avigliana e il Piemonte sono attraversati da una lotta intestina che vede contrapposti il Conte Verde, Amedeo VI di Savoia, Conte di Savoia e della Moriana e Giacomo di Savoia Principe d’Acaia cugino del primo. Giacomo, nel 1360 fu dichiarato traditore dal Conte Verde per motivi inerenti a diritti feudali. Giacomo fu arrestato dopo un breve conflitto e il figlio, Filippo, si rifugiò ad Alessandria. Nel 1366, su pressione del Conte Verde, Giacomo fu costretto a diseredare Filippo assegnando tutta l’eredità a due altri figli avuti da una seconda moglie: Amedeo e Ludovico.

Amedeo VI di Savoia detto il Conte Verde

Nel 1367, dopo la morte del padre, vistosi emarginto, Filippo arruolò una compagnia di ventura cercando vendetta contro il Conte Verde e i fratellastri, chiedendo anche l’aiuto dei potenti vicini, i Visconti di Milano e Giovanni II Paleologo Marchese del Monferrato. Nel 1368 la compagnia di Filippo, spalleggiata da alcuni nobili minori piemontesi desiderosi di sottrarsi all’influenza del Conte Verde, fu sconfitta presso Fossano e Filippo, dichiarato traditore, venne imprigionato ad Avigliana nel Castello che aveva visto i natali del figlio del Conte Verde, Amedeo VII detto il Conte Rosso. Dopo processo, fu condannato a morte per annegamento nelle acque gelide del Lago Grande. La sentenza fu eseguita il 21 settembre dello stesso anno. Da allora, lo Spirito di Filippo sembra non abbia mai lasciato le acque del Lago Grande e si manifesti periodicamente nell’anniversario dell’esecuzione.

Esiste anche un’altra versione della tragica fine di Filippo. Il Principe d’Acaia non sarebbe morto annegato. Sembra che sia stato salvato dal Beato Umberto di Savoia, antenato sia del Conte Verde che di Filippo, nato proprio ad Avigliana, di cui, lo sventurato condannato aveva un medaglione votivo al collo.

Filippo si sarebbe, quindi, rifugiato in Portogallo, a Fatima[1], luogo diventato famoso nel XX Secolo per le apparizioni mariane, dove sarebbe morto nel 1418.

Esiste un’altra, ultima, leggenda legata ai Laghi d’Avigliana.

In epoche remote, al posto dei Laghi, sorgesse un villaggio florido.

Gli abitanti, grazie alla fertilità dei luoghi e al clima abbastanza mite, si erano arricchiti rispetto agli abitanti dei paesi vicini.

Il benessere e la prosperità avevano condotto gli abitanti del villaggio a essere sempre più egoisti, avidi e dal cuore aspro.

Un giorno, un pellegrino vestito di bianco, arrivato in paese, affamato e stanco a causa di una tempesta che lo aveva colto di sorpresa durante il suo cammino, chiese ospitalità agli abitanti del villaggio.

Tutti si rifiutarono di ospitarlo o di dargli da mangiare. Giunto all’uscita del paese, all’ultima casa,il viandante trovò una povera, anziana donna che viveva esclusivamente raccolto della sua terra. La vecchietta accolse in casa il pellegrino, offrendogli quel poco cibo che aveva a disposizione. Lo sconosciuto pellegrino chiese alla donna se potesse trascorre la notte in casa sua, prima di ripartire per il suo viaggio. L'anziana signora acconsentì.

L’indomani, svegliatasi, la donna non trovò più il pellegrino, che evidentemente era partito alle prime luci dell’alba. La donna andò ad aprire la porta di casa e fu inondata da una luce accecante. La tempesta che aveva sferzato il villaggio per giorni era terminata, lasciando posto a una magnifica giornata di sole.

Guardandosi intorno, non trovò più il villaggio. Al posto del borgo, ora c’erano, uno più grande e uno più piccolo. Due grandi occhi blu.

Roberto Maggio









[1] L’eventuale fuga di Filippo in questa località è fonte di ulteriore mistero per differenti motivi che meriterebbero una trattazione a parte. Brevemente: sembrerebbe che il Portogallo -non a caso luogo d’esilio dei Savoia- e Fatima, città fondata nel XII Secolo da Mafalda di Savoia prima Regina del Portogallo, in particolare siano legati a filo doppio con la Casata Subalpina. Stante a documenti rinvenuti intorno agli anni 2000, Suor Filippina dei Storgi, avrebbe ricevuto in punto di morte, nel Monastero di Alba, fondato dalla Beata Margherita di Savoia (da non confondere con la prima Regina d’Italia),una profezia “anticipatrice” sia delle apparizioni di Fatima che di altri avvenimenti legati alla Casata. Riportiamo di seguito il testo: “Avvenne la visione profetica avuta e riferita agli astanti in punto di morte dall’agonizzante Suor Filippina alla quale Nostra Signora Santissima, Santa Caterina da Siena, il Beato Umberto di Savoia e l’Abate Guglielmo di Savoia, predissero avvenimenti prosperi e funesti per la Casa di Savoia, fino ad un tempo futuro imprecisato di terribili guerre, di esilio in Portogallo di un altro Umberto di Savoia e di un mostro proveniente dall’Oriente con grande sofferenza per l’Umanità, mostro che sarà però distrutto da Nostra Signora del Santo Rosario di Fatima se tutti gli esseri umani la invocheranno con grande contrizione”. Suor Filippina dei Storgi era figlia proprio di Filippo II Principe d’Acaia. A questo punto si aprono varie ipotesi. Filippo fu perseguitato dal potente cugino esclusivamente per motivi di carattere “politico”? O c’era dell’altro? Fatima e il Portogallo sono luoghi che nascondono un qualche segreto legato ai Savoia?

Per ulteriori approfondimenti, cfr., CRISTINA SICCARDI, Fatima e Casa Savoia, in Radici Cristiane, reperibile su supporto telematico in https://www.cristinasiccardi.it/fatima-e-casa-savoia/

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