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Una "crociata" contro le "fake news"

Sono più “irritanti” quelli che si inventano le “Fake News” oppure lo sono di più quelli che ci credono? Parafrasando una notissima preghiera potremmo trovarci nel recitare “dacci oggi la nostra fake quoditiana” che per certe persone è più utile del pane: guai se non ci fosse una bella falsa notizia giornaliera ricca di cattivo gusto e, magari, anche capace di essere al tempo stesso offensiva e denigrante.

Mi sorge spontanea una riflessione: se non ci venisse propinata una bella bufala servita con il giusto condimento come potremmo esercitare il nostro sacrosanto diritto di essere “gregge di pecoroni” capace di andare dietro, da bravi creduloni, a queste fastidiose montature? E cosa fa il “gregge di pecoroni”? Condivide, commenta, diffonde senza nemmeno rendersi conto di quello che stanno facendo perchè è l'istinto a predominare sulla ragione!

Quello delle “Fake News” lo possiamo considerare come l’avanzare di uno pseudo giornalismo diffusosi grazie allo sviluppo, a pari passo, della tecnologia informatica e della stoltezza (e uso questo termine per non scrivere qualcosa di più pesantemente offensivo) di persone in possesso di un organo importantissimo che chiamasi “cervello” ma del quale purtroppo non hanno ancora capito il vero scopo della sua collocazione in quel contenitore osseo chiamato “scatola cranica” e del suo collegamento con il resto di quella macchina meravigliosa che è il corpo umano.

Così ci troviamo smarronati da decine e decine di mail per una sempre più diffusa rottura di scatole chiamata “Privacy” che è ammirevole nei suoi intenti ma di una mostruosa e farraginosa applicazione e non siamo capaci di colpire chi mette in giro notizie false che si trasformano in catene di sant’Antonio assurde.

Così se mi dimentico di mandare una mail per comunicare a qualcuno con cui ho dei rapporti di lavoro (badate bene di lavoro non di cazzeggio, quindi un qualcosa che è di interesse reciproco) che mi adeguo alle norme sulla privacy e che se non vuole più avere mie notizie può chiedere di essere cancellato dai miei archivi rischio la crocefissione, la lapidazione, l'impalamento e l’ingabbiamento alla mercé del popolo peggio della cara e vecchia inquisizione, invece chi mette in giro queste enormi e, a volte, mostruose minchiate continua a farlo tranquillamente.

"A pensar male del prossimo si fa peccato ma si indovina" e non vorrei mai che a qualcuno il diffondersi di notizie beote possano avere un qual certo tornaconto...

Però dobbiamo essere positivi! Certamente, ma fin quando non riuscirò a trovarmi nella condizione di poter guardare negli occhi gli autori di queste deplorevoli “fake news” per potermi prendere la soddisfazione di commiserarli e metterli alla berlina sbeffeggiandoli pubblicamente, la mia positività si trasforma in incazzatura e delusione.

E così da oggi, dando vita a una mia personalissima “crociata moderna”, con termini gentili ma fermi farò capire a chi condivide queste castronerie pesanti e assurde quanto siano loro più “irritanti” e “stolti” di chi le “bufale” le mette in circolazione. Se si smettesse di prendere la briga di diffondere le false notizie estendendo a tutti quello che già dovrebbero fare i giornalisti, ovvero ricercare le fonti e la fondatezza di certe notizie (e con internet ci vuole veramente poco, non bisogna essere dei novelli Sherlock Holmes ma solo persone dotate di un briciolo di buon senso) forse nel giro di poco tempo riusciremo se non proprio a debellare almeno a ridurre sostanziosamente questo increscioso e sempre più dilagante fenomeno. I creatori di fake news, come già scritto, si fanno forti delle masse di creduloni e senza questo gregge alle proprie spalle potrebbero smettere di trovare la propria soddisfazione in quel godimento trasmessogli dalla massa e passerebbero a una solitaria masturbazione mentale e, forse, smetterebbero di urtare la coscienza di chi un briciolo di intelligenza ancora considera di avercela. "Ogni falsità è una maschera, e per quanto la maschera sia ben fatta, si arriva sempre, con un po’ di attenzione, a distinguerla dal volto.'' (Alexandre Dumas).

Fabrizio Capra

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