Guardare al futuro con un occhio al passato
Ieri per un incontro di lavoro mi sono ritrovato nel luogo (l'allora Istituto professionale di Stato per l'Agricoltura Vincenzo Luparia di San Martino di Rosignano) dove per cinque anni ho studiato e da cui ne uscivo trentotto anni fa dopo aver dato l'esame di maturità e che da più di venti anni non vedevo.
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Varcato il cancello mi sono passati davanti cinque anni della mia vita e anche se molte cose erano cambiate ho rivisto spazi e angoli che hanno scandito quel periodo e che hanno tracciato un pezzo del mio percorso, quello che ha segnato il mio passaggio dal mondo della scuola a quello del lavoro. Poi durante l'incontro ho sentito persone che intervenendo invitavano a guardare avanti: "Coltiviamo i sogni", "Imparare a lavorare in squadra", "Non perdere i valori" e molto altro. Tutto giusto, anzi dobbiamo fare di questi propositi una bandiera da sventolare e seguire come un vessillo nella battaglia della vita e del lavoro ma non dobbiamo mai dimenticare da dove veniamo e qual'è il percorso che ognuno di noi ha fatto e quello fatto da chi ci ha preceduto: guardare al futuro con un occhio al passato, sempre!
I successi e i traguardi raggiunti sono anche (se non soprattutto) frutto degli sbagli e degli errori che sono stati commessi (e che commetteremo) e dei quali siamo stati capaci di farne tesoro. Abbattersi non serve a nulla, anzi denota una grande debolezza e insicurezza interiore, forse anche un pizzico di disorientamento nel contesto della propria vita. Vince Lombardi, allenatore di football americano diceva: "Non importa quante volte cadi, ma quante volte cadi e ti rialzi".
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Non c'è frase più giusta: bisogna imparare a sbagliare, a cadere e al tempo stesso bisogna sapersi rialzare, voltarci, capire e andare avanti ancora più forti di prima. Credo che non ci siano ancora molte parole da spendere se non ricordare, in primis, di credere in se stessi e, a volte, anche negli altri, in coloro che ci possono essere veramente di aiuto. Augurandomi che per tutti ci possa essere un futuro migliore dove si possa dare concretezza ai propri obiettivi termino questo mio editoriale con un pensiero che Lucio Anneo Seneca lasciò ai posteri e che ancora oggi ha da farci meditare: ""Ignoranti quem portum petat nullus suus ventus est." (Nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa a quale porto vuole approdare).
Fabrizio Capra
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