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Grandi eventi e sagre per promuovere il territorio tra tradizione e innovazione

… e da Superga nel festante coro / de le grandi Alpi la regal Torino / incoronata di vittoria…” così declamava il Carducci nel lontano 1890 da Ceresole Reale nel descrivere, nella celeberrima poesia “Piemonte”, quella che fu la prima capitale d’Italia.

Una città che aveva visto i fasti della casa regnante e della nobiltà che la circondava. Pensando a quei periodi di gloria, per pochi, guardo da esterno ma legato alla città per motivi professionali alla Torino di oggi.

Ultimamente ho visto fervere in Torino un’attività veramente interessante capace di attirare intorno a se l’attenzione: Gelato Festival, Bocuse d’Or, Salone Auto, Gourmet Expoforum, Salone del Libro, Torino Comics e tante altre iniziative.

Questo mi porta ad avanzare un ragionamento che si estende anche oltre i confini metropolitani per interessare quelli dell’intera regione. Il primo pensiero è questo: al di la del colore che contraddistingue la gestione politica degli enti pubblici quello che conta veramente è la volontà di organizzare qualcosa di serio e di valido, qualcosa che interessi e lasci il segno. Bisogna impegnarsi e volerlo con tenacia e dedizione. Se poi il mio pensiero si estende a tutto il territorio regionale mi viene da pensare: belle le festicciole e le sagre, belli i mercatini e gli eventi estemporanei, sicuramente momenti utili per lo svago e per il sollazzo dell’ugola e dello stomaco e, anche, per dare sfogo all’istinto compulsivo dello shopping, però queste iniziative, in pratica, vedono l’alfa e l’omega abbracciarsi in quei giorni e, purtroppo, non sempre aiutano a far conoscere il territorio, anzi sovente ti trovi a “sagreggiare” con cibi che nulla hanno a che vedere con la nostra cultura e le nostre tradizioni. Così, anziché tenere vive delle peculiarità che rischiano di sparire e di non essere più tramandate ci ingozziamo di prodotti di massa che ormai si trovano (a volte anche a prezzi inferiori) in ogni ristorante, trattoria e pizzeria.

Chiaro che non tutte le manifestazioni sono così e forse sono proprio queste le realtà che dovrebbero, nel nome della salvaguardia delle nostre tradizioni, essere maggiormente sostenute.

Poi accanto alle piccole realtà ci sono (e ci devono essere) i grandi eventi che permettono di esportare una immagine oltre i classici confini. Servono entrambi e servono ancora di più se insieme all’evento, grande o piccolo che sia, riusciamo anche a “vendere” il territorio.

Un territorio fatto di storia, arte, cultura. tradizioni e capacità di innovarsi. Pensiamoci.

Fabrizio Capra

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