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E se un mondiale senza l'Italia ci aiutasse a cambiare...

Giovedì è iniziato il Campionato del Mondo di Calcio in Russia, quello che per noi verrà ricordato come il "Mondiale senza l'Italia".

E come per incanto vivere un Mondiale senza la nostra nazionale ci fa comprendere che, per un mese, non spariscono tutti i problemi che ci circondano e che viviamo quotidianamente.

Ebbene si: questo evento ha sempre avuto, per noi italici, la proprietà di

isolarci mentre tutto intorno continuava a scorrere come se niente fosse: una sorta di anestetico, di narcotizzante.

Così quest'anno ci troviamo a non vestire i panni di tanti commissari tecnici, a discutere svogliatamente di questa o quella squadra, di un risultato a sorpresa o di un calciatore e della sua compagna ma tutto finisce lì perchè non scenderemo in piazza a pigiare sul clacson delle auto, a soffiare dentro starnazzanti trombette o a fare il bagno dentro le fontane per ogni vittoria dell'Italia oppure, in caso di sconfitta, a discutere per giorni interi di come avremmo fatto noi la squadra.

Allora nell'anno dei "Mondiali senza l'Italia" ti accorgi che non puoi vivere di solo calcio, che i problemi non svaniscono se ci sono gli azzurri in campo, che le pagine dei giornali anziché riempirsi di cosa dicono, cosa mangiano, cosa fanno gli italici calciatori continuano a riempirsi di vicende che per un mese avremmo voluto accantonare.

Sicuramente quest'anno non ci abbracceremo, anche tra sconosciuti, per festeggiare le vittorie della nostra nazionale però abbiamo l'occasione di prendere ulteriore coscienza dei problemi che ci circondano e, magari, per una volta provare a essere attivi di fronte a essi. Mi auguro proprio questo. Imparare ad affrontare i problemi senza avere la possibilità di nasconderci dietro a un paravento che ci isoli dal quotidiano, un paravento che oggi porta il nome di "Mondiali di Calcio" e che domani porterà un altro nome.

L'Italia ha bisogno di una scossa, ha bisogno che tutti noi facciamo un passo avanti. Un passo avanti che non passa esclusivamente attraverso una crocetta messa a matita su una scheda elettorale ma che può avvenire solo con il nostro attivo coinvolgimento. E per raggiungere questo il cambiamento, in primis, deve avvenire nella nostra mente, nel nostro comportamento.

Se non siamo capaci a fare questo non ci resta, per un mese, che continuare a dire: "Se ci fosse stata l'Italia a questo mondiale", intanto qualcuno i problemi non li risolverà per noi.

Fabrizio Capra





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