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Torino Art Show: quando il tatuaggio è espressione artistica


Domenica scorsa ci è stata data la possibilità di essere presenti al “Torino Art Show”, la manifestazione organizzata da Max Pizzo, giunta alla sua settima edizione e che ha, proprio da quest’anno, mutato il suo nome sostituendo la parola “Ink” (che per sei anni ha connotato l'evento) con “Art”, un cambiamento di grande rilevanza il cui senso non è celato semplicemente dietro a una parola di tre lettere.

La manifestazione ci ha accolto con un tripudio di tatuaggi, di ogni genere, forma e dimensione: una vera e propria “esposizione” artistica di opere d’arte su “pelle”, capolavori vivi e vissuti, dal significato spesso celato nell’animo di chi si porta addosso un qualcosa di personale e per il quale si nutre un profondo legame.

Quindi, è bene precisarlo, non una convention per tatuatori e tatuati ma una vera e propria esaltazione di questa forma artistica, dove la creatività di chi tatua si va a gemellare con le motivazioni di chi si fa tatuare.

Non spazi per far ammirare a un "branco di curiosi" l’artista all’opera ma la dimostrazione di quello che già è stato fatto, avvicinando le persone a questa forma di espressione. L’area, quella del Parco Graziano, poi, si è ben prestata alle finalità perché ha garantito una sistemazione dei gazebo in modo da poter essere facilmente fruibili da chi voleva approfondire, scoprire, ammirare o, anche, semplicemente curiosare.

Nel pomeriggio, inoltre, si sono svolte una serie di esibizioni disturbate, quasi sul finale, da quel fenomeno atmosferico che da svariati mesi ci rende precari: la pioggia. Fino a quel momento le esibizioni, alcune più convincenti di altre, sono andate avanti incrociandosi con qualche problema audio, piccoli imprevisi e, forse, almeno per l'esperienza di chi vi trasmette in questo articolo le proprie sensazioni, una leggera carenza dal punto di vista di direzione dello spettacolo. Ma tutto sommato, come diceva qualcuno, è il bello della diretta e qualunque cosa succeda lo spettacolo deve andare avanti.

Nel complesso, comunque, possiamo affermare che il “Torino Art Show”, così come si è presentato funziona e sicuramente meriterebbe una ribalta e un interessamento ben maggiore. Il plauso principale va comunque a Max Pizzo, per il suo impegno e la sua dedizione perché sappiamo quanto è difficile organizzare eventi del genere, vivendo sempre sulla frenetica precarietà dell’imprevisto.

Fabrizio Capra

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