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I misteriosi mascheroni di Palazzo Lascaris a Torino


foto Giusy Virgilio

Quante volte passando davanti a Palazzo Lascaris che ospita il Consiglio Regionale non abbiamo provato la stessa sensazione degli “occhi” di via Lascaris (https://www.modernews.online/single-post/2018/01/29/Torino-misteriosa-gli-occhi-del-diavolo), la cui facciata è disseminata da volti grotteschi (i famosi mascheroni), tra i quali spiccano le raffigurazioni di Hermes (legato alle scienze ermetiche) e quelle dei "Green Men" o “Uomini Verdi”, volti circondati da fogliame e vegetali che fuoriescono dalla bocca e da altri orifizi del viso, a cui è legata una complessa simbologia. Sono più di duecento i mascheroni in stucco che ornano le facciate di Palazzo Lascaris.

foto Vittorio Destro

A un occhio attento sono ben visibili sopra tutte le finestre interne ed esterne sia del primo che del secondo piano ma anche sulle aperture basse del seminterrato che si affacciano sui marciapiedi e nella parte alta del grande portone d’ingresso del palazzo costruito a metà del ‘600. Tra i cosiddetti mascheroni ci sono per lo più volti grotteschi che avevano il tradizionale scopo di “allontanare il malocchio”, ma si vedono anche facce di satiri, figure di animali più o meno fantastici, busti che ritraggono imperatori romani e personaggi del passato, possenti telamoni (figure mitologiche maschili) che sorreggono i piani alti, fanciulle in abbigliamento settecentesco che occhieggiano dall’alto.

Il periodo barocco rivalutò la rappresentazione del grottesco che fu molto usato nella decorazione delle chiavi dei portali e delle roste dei portoni, l’uso dei mascheroni, dove venivano spesso raffigurati sorridenti o addirittura con la linguaccia. L’origine dell’usanza pare si debba far risalire all’antica Grecia ed era considerato come un segno di benvenuto mentre nel Regno delle Due Sicilie acquistò anche un carattere di protezione dalle sventure, alimentato da una forte superstizione dei committenti di tali opere. Il mascherone fu usato, dal XVI al XVIII secolo, come motivo decorativo di diverse fontane essendo l’elemento da cui sgorgava l’acqua.

foto Giusy Virgilio

Palazzo Lascaris è uno dei più rappresentativi nella storia della città: venne costruito tra il 1663 ed il 1665 per il conte Giovanni Battista Beggiamo dall'impresario luganese Domenico Bernardi, su probabile disegno di Amedeo di Castellamonte. Giunto nel 1803 alla famiglia Lascaris, nel corso dell'ottocento diviene sede di numerosi istituzioni. Nel 1975 viene acquistato dalla Regione Piemonte, che ne fa la sede del Consiglio Regionale. Dopo tre secoli di vicende architettoniche e decorative, il palazzo non offre più un volto omogeneo, anche a causa dei bombardamenti dell'ultimo conflitto che causarono la perdita di quasi tutte le sale del primo piano e, in particolare, del salone centrale dipinto nel 1694 dal Legnanino.

foto Vittorio Destro

L'immagine complessiva che oggi il palazzo offre, al di là dell'atrio caratterizzato da un ricco apparato plastico seicentesco, è sostanzialmente frutto degli interventi voluti nel 1884 dal Banco di Sconto che, oltre a realizzare lo zoccolo in pietra della facciata e la balaustra del balcone, fa erigere i portici ed i loggiati del cortile, in forme neobarocche. Nel 1942 l'ingegner Rigotti rinnova lo scalone, e nel 1959 viene realizzato il grande salone sotterraneo oggi in uso al Consiglio regionale. Simboli massonici (compasso, squadra, archipendolo) sono rintracciabili sul portone ligneo del palazzo in via Alfieri 19. Si dice che il palazzo fu costruito da massoni.

Fabrizio Capra

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