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E se la Minerva di Stradella tornasse a casa?


E se la Minerva di Stradella tornasse a casa?

L’altra estate mentre visitavo la città di Trento, in uno dei suoi musei (mi pare quello Diocesano) veniva richiesto, tramite un questionario anonimo, un parere se era meglio che le opere d’arte venissero traslocate dal luogo per il quale erano state realizzate (nella fattispecie le chiese) oppure se dovevano rimanere in quei luoghi. Nella mia risposta avevo elaborato il mio pensiero: godersi un’opera d’arte nel luogo in cui era stata concepita e realizzata è sempre meglio, ma se il luogo dove era stata prevista l’originaria collocazione poteva risultare non sicuro era meglio trasferire queste opere d’arte in un museo affinché tutti potessero usufruirne della visione e questo patrimonio storico-artistico-culturale non si disperdesse in collezioni private di facoltose persone sparse in tutto il mondo.

Questo preambolo perché nei giorni scorsi mi sono imbattuto in una realtà che potrebbe spingermi a elaborare alcune analisi partendo proprio dal concetto introduttivo di questo articolo.

L’oggetto del contendere è una statuetta raffigurante la dea Minerva: si tratta di un manufatto in bronzo a fusione cava e piena datata II secolo d.C., lavorato in modo molto accurato, probabilmente a carattere votivo e non di culto viste le dimensioni.

Proviamo ad aggiungere qualche altro elemento utile alla nostra storia.

La statuetta è stata ritrovata a Stradella, nell’Oltrepo Pavese, nel 1828, nel greto del torrente Versa nel corso degli scavi collegati alla costruzione di un ponte, ed attualmente è conservata, a Torino, al Museo delle Antichità facente parte dei Musei Reali dell’ex capitale Sabauda.

Fu un ritrovamento molto importante perché confermò che l’area, sul percorso della via Postumia, dove ora sorge la città di Stradella, in epoca romana era abitata.

La pregevole statuetta poi giunse a Torino donata al re, Carlo Felice di Savoia, ed entrò a far parte della collezione di reperti antichi collezionati dai Savoia fin dal cinquecento.

Ora seguendo il mio ragionamento iniziale ribadisco: reperti e opere d’arte mi piacerebbe vederli nel luogo di origine, sempre se sussiste la sicurezza per il bene culturale.

Tempo fa visitai Stradella per un servizio giornalistico e posso affermare che la città è dotata di un sistema museale ben strutturato e legato al territorio, soprattutto il Museo Naturalistico che conserva una interessante collezione di reperti archeologici riguardanti insediamenti della zona.

Volutamente nei giorni scorsi ho visitato il Museo torinese e ho scoperto che la statuetta è situata nella zona dedicata ai reperti archeologici rinvenuti in Piemonte. Se non vado errato, non mi pare che Stradella sia mai stata in Piemonte anche se i Savoia l’amministrarono per un buon periodo.

Infine la Minerva è posta in una bacheca posizionata in un cupo angolo sotto una scala che da poco rilievo alla pregevole statuetta, non offrendole il prestigio che le spetta. Personalmente ritengo che questo manufatto debba essere maggiormente valorizzato.

A Stradella da qualche tempo è stata avviata un’azione per riportare nei luoghi del ritrovamento la Minerva. Compito e impegno arduo ma non impossibile, sempre che ci sia, da più parti la giusta attenzione.

Chissà se un giorno, magari anche solo temporaneamente, potremo ammirare questo piccolo gioiello di epoca romana, collocata a poca distanza da dove fu ritrovata e, soprattutto, dal luogo dove la Minerva di Stradella veniva venerata.

Fabrizio Capra

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