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Johnny Casini: da Correggio alla California passando per la musica

Sembra la classica storia delle favole o dei film quella di Johnny Casini, un ragazzo di 26 anni di Correggio,da sempre amante della musica che dopo aver suonato in diverse band una sera di tre anni fa viene scoperto in un locale della sua zona dal suo attuale manager Claude Ismael che lo porta nel mondo dei musicisti professionisti e a registrare negli studi di Londra.

Non è una favola e nemmeno un film, ma è ciò che è accaduto realmente a Johnny Casini, di origini metà italiane e metà mauriziane, che proprio grazie alle sue origini miste si ritiene molto aperto e curioso del mondo, specialmente di tutto ciò che è differente da ciò che lo circonda.

Inizia a sei anni a studiare chitarra classica ascoltando i classici del rock, Beatles, Rolling Stones, Led Zeppelin ecc. per poi approdare all’elettrica e a comporre pezzi propri in inglese suonando in diversi gruppi fino al giorno della scoperta :”il vantaggio di conoscere bene l’inglese era all’inizio prima di tutto uno scudo per me, una scusa per non farmi capire completamente dalle persone che mi circondavano e filtrare i miei sentimenti, con il tempo ho acquisito sicurezza e ora è la lingua che semplicemente mi permette di esprimermi al meglio”.

Port Louis è il primo EP uscito a novembre che anticipa l’album completo a cui sta lavorando e che uscirà in primavera, l’unico singolo estratto si chiama Dark Sunglasses ed è accompagnato da un videoclip. Il pezzo parla della visione della vita da parte dell’autore, gli occhiali scuri sono il filtro che bisogna porsi prima di guardare la realtà che c’è intorno e prima di considerarla tale.

Un sound molto accattivante e in stile brit pop, con influenze folk quelle del pezzo, che ricorda Jhonny Cash, Jhon Denver e Bob Dylan e anche le pop/soul ballads.

Il fortuito e fortunato incontro con il suo manager gli ha spalancato le porte della musica e da lì sono nate molte preziose collaborazioni come quella con il suo produttore artistico Phill Manzanera, già produttore di colossi come David Gilmour, David Byrne ecc e altri nomi di arrangiatori come Gus Robertson e Javier Weyler.

Prima dell’attesa uscita dell’album, di cui ancora non vuole svelare il titolo, ci saranno alcune date in Italia in cui potrete ammirarlo dal vivo, saranno sessioni acustiche e show case.

"Una volta un amico musicista mi ha detto riguardo al mio brano My little house “è come se l’avessi scritta io” mi fa sempre un immenso piacere sentire che nelle mie canzoni ci si possa identificare e che la mia musica possa aiutare a sentirsi meno soli, mi piace lasciare libera interpretazione perché seppure sia un po’ cambiato da quando ero un ragazzino che si nascondeva con l’inglese, il mio modo di scrivere rimane sempre un po’ velato, utilizzo molto le metafore ad esempio”.

Un talento italiano che ha varcato i confini e che pur sentendosi ancora agli esordi promette un futuro di successo sia in Italia che nel mondo.

Roberta Tetto

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