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Il Giocatore di Dostoevskij in una versione moderna

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Al Teatro Carignano di Torino, martedì 8 gennaio 2019, alle ore 19.30, debutta IL GIOCATORE da Fëdor Dostoevskij, nell’adattamento di Vitaliano Trevisan, con la regia di Gabriele Russo.

Lo spettacolo è interpretato da Daniele Russo, Marcello Romolo, Camilla Semino Favro, Paola Sambo, Alfredo Angelici, Martina Galletta, Alessio Piazza, Sebastiano Gavasso. Le scene sono di Roberto Crea, i costumi di Chiara Aversano, il disegno luci di Salvatore Palladino e i movimenti scenici di Eugenio Dura.

Il giocatore, prodotto da Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini e Teatro Stabile di Catania, resterà in scena al Carignano per la Stagione in abbonamento del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale fino a domenica 20 gennaio.

La grande letteratura si fa teatro con l’adattamento del romanzo di Dostoevskij firmato da Vitaliano Trevisan. In una regia a cavallo tra passato e presente, il vizio per la roulette trova corrispondenza nell’attuale ossessione compulsiva per il videopoker.

Nella originale riscrittura di Vitaliano Trevisan, romanziere e drammaturgo vicentino (sceneggiatore e protagonista dell’acclamato film di Matteo Garrone Primo amore), il protagonista de Il giocatore Aleksej Ivànovic e il suo autore, Fëdor Dostoevskij, sono la stessa persona.

Una coincidenza di ruoli sottolineata dalla regia dai toni pirandelliani di Gabriele Russo:

«Una circolare dissolvenza in cui Aleksej si trasforma nello scrittore russo e viceversa». L’idea caratterizza la trasposizione del romanzo, che ha come protagonisti Daniele Russo, Marcello Romolo e Camilla Semino Favro.

Nella fittizia città termale di Roulettemburg, tra dramma e commedia, amore e casinò, Aleksej/Dostoevskij compie la sua parabola di “gambler” incallito (con i proventi del libro, come noto, l’autore pagò i suoi debiti di gioco).

Il romanzo analizza la passione compulsiva per l’azzardo in tutte le sue forme, mettendo a fuoco le varie tipologie di giocatori, dai ricchi nobili europei ai poveretti che puntano, e perdono, tutti i loro averi.

Con un allestimento privo di connotati temporali, la regia multimediale di Gabriele Russo abbatte le barriere tra le epoche e fa vivere il capolavoro di vita nuova.

I giocatori di Dostoevskij rimandano così ai pensionati o ai ragazzi di periferia di oggi, che bruciano i loro pochi averi nella febbre compulsiva per il videopoker. Il giocatore chiude la “Trilogia della libertà” del Bellini: «Grandi classici sporcati con secchiate di vernice pop».

Roberta Tetto

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