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Musei Reali: Le armi e il potere, l'arcangelo Longobardo

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Un filo antico, vecchio più di mille anni, lega Torino alla Puglia.

Con la mostra Le armi e il potere: l’Arcangelo longobardo, i Musei Reali di Torino sono protagonisti dello scambio di reperti e testimonianze di epoca longobarda tra i Musei TECUM - Santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo (Foggia) e il Museo di Antichità, dal 20 Febbraio 2019 all' 11 Maggio 2019

Il focus sviluppato dai due musei verte sulla figura dell’Arcangelo Michele, che compare nella Bibbia come un angelo guerriero, posto a capo delle milizie celesti.

Con Le armi e il potere: l’Arcangelo longobardo, i Musei Reali aderiscono al progetto promosso dal MiBAC e dall’Associazione Italia Langobardorum, dal titolo Longobardi in vetrina, che promuove la diffusione della conoscenza della cultura longobarda.

La collaborazione e la sinergia tra i siti UNESCO, i musei della rete, e quelli nazionali che sono espressione dei territori di forte valenza longobarda, come il Piemonte, che nel Museo di Antichità conserva una collezione longobarda tra le maggiori in Italia, hanno permesso di individuare sette grandi temi declinati in quindici mostre temporanee che avranno luogo nel 2019.

L’ARCANGELO MICHELE E LA MOSTRA

Sulla base delle sacre Scritture, la tradizione ha elaborato come attributo iconografico dell’Arcangelo Michele la spada sguainata (o la lancia), che si associa allo scudo.

Questi tratti bellicosi ne favorirono l’adozione, come santo protettore, da parte di condottieri e sovrani bizantini, longobardi e carolingi. L’Arcangelo invincibile divenne simbolo della vittoria e del potere militare. Presso i Longobardi, popolo di guerrieri, l’adozione del culto micaelico fu favorita dal fatto che essi riconobbero e trasferirono in Michele attributi e caratteristiche del pagano Wodan, adorato come supremo dio della guerra.

L’Arcangelo Michele divenne così patrono dei Longobardi e il santuario garganico cominciò ad essere considerato come il loro santuario ‘nazionale’.

Secondo la leggenda, la fondazione del santuario garganico di San Michele, a Monte Sant’Angelo (FG), riflette il forte legame tra il culto micaelico e la dinastia longobarda di Benevento e rievoca, seppur con tratti sfumati, la battaglia combattuta, attorno al 650, tra i Longobardi di Benevento e i Bizantini.

Nella mostra Le armi e il potere: l’Arcangelo longobardo, il Museo di Antichità presenta il calco delle epigrafi di apparato incise sulle strutture del santuario sul Gargano, volute dai Longobardi per ricordare l’imponente opera di ristrutturazione del santuario stesso e per lasciare memoria scritta della propria presenza e di importanti pellegrinaggi.

Tra i principali calchi, un’epigrafe dedicatoria presenta il nome di Romualdo I (662-687), finanziatore dei monumentali lavori di ampliamento del santuario.

Una seconda epigrafe, incisa sullo stesso capitello, riporta i nomi dei viri honesti della corte di Benevento che collaborarono finanziariamente.

In una terza epigrafe ricorre l’invocazione all’angelo Gabriele nel pellegrinaggio al santuario effettuato dal duca longobardo Romualdo II (706-731) e dalla sua prima moglie, Gumperga.

Molte altre invece hanno iscrizioni in alfabeto runico (le uniche in Italia) di pellegrini che hanno voluto lasciare memoria del loro passaggio e della devozione all’Arcangelo.

Accanto a queste importanti testimonianze sono esposte opere archeologiche che presentano la diffusa presenza longobarda in Piemonte, molte delle quali restaurate per l’occasione e presentate al pubblico per la prima volta.

Roberta Tetto

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